PALERMO (ITALPRESS) – Blitz antimafia dei carabinieri del Comando provinciale di Palermo. Su delega della Dda, i militari hanno eseguito 10 arresti (9 in carcere e uno ai domiciliari) e un obbligo di dimora nel comune di residenza nei confronti di 11 persone indagate a vario titolo per associazione di tipo mafioso, detenzione di stupefacenti, favoreggiamento personale e tentata estorsione con l’aggravante del metodo mafioso. L’indagine, coordinata da un pool di magistrati diretti dal Procuratore aggiunto Salvatore De Luca, ha permesso di disarticolare la famiglia mafiosa di Torretta, piccolo centro da 4mila abitanti nell’hinterland palermitano, inserita nel mandamento urbano di Passo di Rigano. Torretta viene definita “da sempre roccaforte mafiosa e punto di collegamento tra cosa nostra siciliana e l’omologa organizzazione criminale newyorkese”. La famiglia mafiosa torrettese si è in passato distinta, tra l’altro, per il ruolo dei suoi esponenti quali garanti per il rientro in Italia dei cosiddetti “scappati”, rappresentati dalla fazione sconfitta e ostracizzata dai corleonesi di Totò Riina al termine della seconda guerra di mafia.
L’indagine, ribattezzata “Crystal Tower”, ha rivelato un quadro completo della locale realtà mafiosa, caratterizzata “da una costante, sebbene incruenta, conflittualità interna” nell’ambito della quale emergevano soggetti appartenenti a fazioni storicamente slegate fra loro
Accanto a loro, le attività investigative svolte in direzione di due imprenditori edili torrettesi, pienamente inseriti nelle dinamiche, hanno permesso di rilevare “lo spaccato socio-criminale della realtà mafiosa dell’area investigata”.
In particolare, l’indagine ha permesso di delineare la struttura della famiglia mafiosa torrettese, oltre che individuare i canali di comunicazione con gli esponenti di vertice del mandamento mafioso di Passo di Rigano; documentato il “persistente e saldo legame” con esponenti di spicco de “la cosa nostra” statunitense capace, da un lato, di condizionare, attraverso propri emissari, gli assetti criminali torrettesi e, dall’altro, essere fonte di tensioni in occasione dell’omicidio del mafioso newyorkese Frank Calì, esponente di spicco della famiglia Gambino di New York. L’operazione ha inoltre colto la capacità di inserirsi forzatamente nel locale tessuto economico, caratterizzato da attività connesse all’edilizia, all’agricoltura e all’allevamento di bestiame, tramite l’imposizione delle sensalerie nelle compravendite e attraverso il diretto intervento nelle dinamiche di compravendita degli animali e dei terreni.
Gli inquirenti hanno anche individuato “la capillare ingerenza nelle dinamiche relative alle commesse di lavoro pubbliche e private a Torretta e nei limitrofi comuni di Capaci, Isola delle Femmine e Carini, oltre che in alcuni quartieri di Palermo”, e ricostruito, prima del commissariamento avvenuto il 7 agosto del 2019, “il proposito di infiltrarsi nella locale amministrazione comunale, tuttora commissariata, e di indirizzare le relative decisioni amministrative, nonchè di modificare l’esito delle elezioni comunali, fornendo, nel corso delle elezioni amministrative del 2018, supporto ai candidati di schieramenti opposti.
“Si tratta di un’attività investigativa prolungata che ha dimostrato le relazioni tra i mafiosi italiani e quelli degli Stati Uniti. Ancora una volta una penetrazione opprimente nel tessuto economico della comunità e un inquinamento anche delle istituzioni locali – commenta il generale di brigata Arturo Guarino, comandante provinciale dei carabinieri di Palermo -. I carabinieri cercano di liberare e dare dignità a una comunità che troppe volte, per troppo tempo, è stata sotto una cappa insopportabile da parte della mafia”.
(ITALPRESS).