PALERMO (ITALPRESS) – Il “Branco” cambia casa, dalla Questura al Palazzo Reale di Palermo. Le 54 sculture di cani allestite da Velasco Vitali saranno trasferite nel corso della mattinata di domani: a ‘salutarlè, oltre ai rappresentanti di tutte le forze dell’ordine con in testa il questore Leonardo Laricchia, il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè e il sindaco Leoluca Orlando, insieme allo stesso Vitali e ad Alessandro De Lisi, curatore della mostra.
“Molti degli uomini che hanno lavorato in questa sede hanno dato la vita per sfidare la mafia – ricorda Laricchia, ‘padrone di casà, – ed è giusto che la Questura sia stata una delle tappe di questo percorso artistico. Non c’è nulla come l’arte in grado di trasmettere la memoria alla società civile, memoria che riguarda sia la lotta alla mafia in sè sia quelle donne e quegli uomini che l’hanno portata avanti”.
Con lo spostamento del Branco a Palazzo Reale “viene data la giusta valorizzazione a una struttura che oggi costituisce uno dei simboli della legalità e della lotta a Cosa Nostra, anzichè della ‘cattiva politicà come parte dei cittadini riteneva in passato – sottolinea Miccichè -, nonchè un elemento di sinergia con istituzioni e forze dell’ordine. Rimasi colpito quando vidi l’opera di Velasco Vitali, ‘Brancò, con Maria Falcone, all’aula bunker, durante la commemorazione della strage di Capaci. Mi fu spiegato che quei cani rappresentavano l’idea del male, della ferocia che aveva aggredito Palermo e tutta la Sicilia durante gli anni delle stragi di Cosa Nostra. Oggi non è così. Mi piacerebbe che questo branco di cani venisse considerato la garanzia di legalità. Come se questi cani monitorassero la legalità, soprattutto a Palazzo Reale”.
Orlando insiste invece sull’importanza della cultura e dell’arte contro la mafia. “Osservando quest’opera si vede un incontro tra bellezza estetica dell’elemento d’arte e bellezza etica del messaggio che si vuole trasmettere – le sue parole -, sono orgoglioso di vedere che ancora una volta questa città vuole mandare un messaggio forte contro chi a lungo ha provato a metterla sotto”.
Per De Lisi, che ha accompagnato idealmente l’allestimento fin dalla prima collocazione in Aula bunker il 23 maggio 2021, “la memoria, perpetrata attraverso ricorrenze e opere d’arte, è lo strumento più adeguato per rafforzare l’identità popolare in quella che una volta era la città della mafia. E lo vogliamo ribadire ancora di più quest’anno, il trentesimo dalle stragi di Capaci e via D’Amelio”.
(ITALPRESS).
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