PALERMO (ITALPRESS) – “Vorrei che fosse il rettorato del post-pandemia. Un momento storico irripetibile in cui avremo la possibilità di investire e spendere molto, ma siamo chiamati a farlo bene. Vorrei che fosse una rivoluzione”. Lo ha detto, in un’intervista a Repubblica, il Rettore di Palermo Massimo Midiri che domani inaugurerà l’Anno Accademico. Rivoluzione, un’immagine forte. Ma come? “In primis il rapporto con l’impresa. Per ogni persona investiamo un milione di euro, dall’infanzia all’istruzione superiore, ma ci perdiamo nell’ultimo miglio, cioè la magistrale. Dobbiamo garantire allo studente che si iscrive a Palermo un contatto diretto con il mondo del lavoro, anche internazionale. Abbiamo già accordi con 1.200 imprese siciliane, finanziamo stage, ma guardiamo anche oltre lo Stretto. Se sei un ingegnere meccanico ti apro le porte di Finmeccanica, oppure di Maserati e Ferrari, se sei informatico quelle di Cisco. Poi ci sono altri tre punti: internazionalizzazione, residenze e servizi”. Cioè? “Una città come Palermo deve attrarre studenti che scelgono il mondo anglosassone e francofono: dall’Africa subsahariana, dal Medio Oriente, dalla Grecia e dal Portogallo, ma per farlo abbiamo bisogno di residenze”. Un’università diversa da quella in cui entrò lei negli anni Ottanta. “Il mondo accademico “alto” stava chiuso in una stanza. La logica era autoreferenziale. Senza giri di parole, baronale. Oggi per fortuna è cambiata, ma abbiamo il dovere di essere garanti di trasparenza e meritocrazia”. Da ragazzo avrebbe mai immaginato di diventare rettore? “L’ho capito quando sono entrato nel consiglio di amministrazione e mi sono misurato con la macchina dall’interno…”.
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