PALERMO (ITALPRESS) – Un percorso che registra notevoli passi avanti, sia nella ricerca che nell’adeguamento delle strutture sanitarie territoriali: tuttavia i dati sul cancro al seno, il più diffuso tra le donne con stime di 55.500 casi ogni anno, inducono a insistere sui percorsi di prevenzione. Va in questa direzione l’incontro promosso dalle unità operative della Breast Unit dell’Azienda ospedaliera ospedali riuniti Villa Sofia – Cervello, intitolato “Be a woman knowingly after breast cancer” e organizzato, a Palermo, in occasione della Giornata internazionale della Consapevolezza sulla ricostruzione mammaria.
Il congresso, tenutosi a villa Magnisi nella sede dell’Ordine dei Medici e che ha visto la partecipazione tra gli altri del sindaco del capoluogo siciliano Roberto Lagalla, ha come interlocutori privilegiati molteplici soggetti: da una parte personale sanitario e professionisti del territorio, dall’altra il pubblico femminile al fine di sensibilizzare ai programmi di screening e alla conoscenza del percorso clinico assistenziale previsto.
L’incontro è stato suddiviso in due sessioni, in ciascuna delle quali hanno preso la parola diversi esperti: la prima parte si è concentrata sui percorsi di prevenzione e diagnostica clinica, la seconda su intervento chirurgico e terapia medica del carcinoma alla mammella. “La Sicilia ha raggiunto livelli di organizzazione che trent’anni fa non c’erano, tanto che per curare i tumori al seno bisognava andare negli ospedali del nord – spiega Maria Silvana Muscarella, segretario dell’Ordine dei Medici di Palermo, – Il nostro compito è diffondere la cultura della prevenzione: è fondamentale che ogni donna segua i percorsi di screening in quanto una diagnosi precoce può salvare la vita. D’altro canto non bisogna mai smettere di sentirsi donne nemmeno dopo il riscontro del tumore”.
Sui miglioramenti del sistema sanitario territoriale pone l’accento anche Lagalla, medico ed ex rettore dell’Università degli studi di Palermo, evidenziando come “è stata fatta molta strada sia sugli screening oncologici che sui percorsi di prevenzione e cura, benchè durante la pandemia l’assistenza ordinaria sia stata fortemente compressa. Tuttavia, facendo il paragone con quindici anni fa emerge come le nostre realtà sanitarie assicurano risposte tempestive e di alta qualità: la radiologia ha fatto passi da gigante e le Breast Unit garantiscono tanto competenze scientifiche quanto tecnologie adeguate, ma serve comunque che le professioni sanitarie stiano al passo. In particolare, è importante che all’interno delle facoltà mediche e delle scuole di specializzazione i modelli di insegnamento vengano ripensati, con il passaggio da un approccio disciplinare a uno trasversale”.
Il primo cittadino focalizza poi l’attenzione sul pericolo che una diagnosi tardiva può rappresentare, in quanto “un eventuale temporeggiamento può incidere sulla prognosi della malattia: per questo serve incidere criticamente sulla popolazione, al fine di non perdere le tracce degli sforzi compiuti. I servizi sanitari sul territorio non sono del tutto sufficienti e abbiamo la necessità di potenziarli: va migliorata in particolare la ricettività ospedaliera, con interventi più urgenti da concentrare nell’area orientale della città che fa riferimento a Policlinico e Civico”.
Degli obiettivi raggiunti e da raggiungere in campo sanitario parla anche Francesco Gioia, direttore dell’Unità operativa centrale di Radiodiagnostica, secondo cui “le nostre tecnologie sono attrezzate a sufficienza e grazie ai fondi Psn avremo a disposizione ulteriori strumenti e figure professionali”. Va nella stessa direzione Antonello Mirabella, responsabile della Breast Unit presso l’ospedale Cervello: “Abbiamo tutti i requisiti per dare le giuste risposte alla crescente domanda sul territorio. Grazie all’applicazione delle nostre innovazioni abbiamo la possibilità di intervenire con decisione e di ribadire un concetto fondamentale, ovvero che nessuna diagnosi ha carattere definitivo”.
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(ITALPRESS)
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