E’ sotto processo al palazzo di giustizia di Siracusa con l’accusa di violenza sessuale un sacerdote di 53 anni. Secondo le indagini condotte dai magistrati della Procura di Siracusa, l’imputato avrebbe costretto un ragazzino di 15 anni ad avere rapporti con lui sotto la minaccia di un coltello. Il sacerdote si è presentato nell’aula al secondo piano del tribunale di Siracusa ed in sostanza ha negato le accuse mosse dalla Procura, rappresentata in aula dal sostituto Gaetano Bono. Hanno anche deposto due testimoni della difesa dell’imputato, suoi conoscenti che hanno rivendicato l’alto valore morale del sacerdote.

Le indagini sono scattate dopo una denuncia presentata dalla madre del ragazzino poi ascoltata dagli inquirenti con l’ausilio di una psicologa. Le responsabilità del prelato sarebbero emerse dalle intercettazioni telefoniche, dalle perquisizioni, dai sequestri e dalle conversazioni su internet dell’indagato monitorate con il coordinamento del procuratore aggiunto Fabio Scavone e dal sostituto Vincenzo Nitti.

“Si tratta di un presbitero incardinato in una diocesi all’estero che per motivi familiari si trova nel territorio della nostra diocesi, e al quale non ho affidato alcun ufficio pastorale” aveva spiegato l’allora arcivescovo di Siracusa, Salvatore Pappalardo nelle ore successive alla scoperta di questo drammatico caso.

Per gli investigatori, il sacerdote usava con regolarità i social network e per questo motivo la Procura di Siracusa chiese la collaborazione del personale del Nit, nucleo investigativo telematico, protagonista negli anni scorsi di indagini sulla pedofilia online, capaci di sgominare numerose reti che diffondevano immagini e video ritraenti bimbi violentati.

Nelle ricostruzione delle forze dell’ordine, il parroco cinquantatreenne avrebbe attirato il ragazzino con una scusa nella propria abitazione, grazie alla complicità di un comune amico venticinquenne che a sua volta è risultato avere avuto rapporti sessuali col sacerdote. L’imputato, a parere della Procura, avrebbe costretto la vittima ad entrare nella camera da letto dove si sarebbe consumata la violenza. 

 

 

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