Ha deposto in aula la contabile della società, che, secondo la Procura di Siracusa, avrebbe fornito acqua non potabile ai residenti di alcune contrade nel territorio di Pachino. Sotto processo ci sono Walter Pennavaria, indicato come amministratore legale dell’azienda ed il parlamentare regionale sospeso Giuseppe Gennuso, ritenuto dagli inquirenti come l’amministratore di fatto.

E nella sua deposizione, incalzata dalle domande del pm Tommaso Pagano, la testimone, Loredana Armeri, ha sostanzialmente affermato che uno dei suoi punti di riferimento era Pennavaria il quale, per alcune questioni, si sarebbe rivolto “all’onorevole” come il magistrato ha ricordato alla contabile leggendo la trascrizione di una intercettazione tra lei e Pennavaria. “Chi era l’onorevole a cui si riferiva?” ha chiesto il pm alla testimone  che ha risposto facendo il nome di Pippo Gennuso.

La vicenda giudiziaria esplose nel novembre del 2015 quando il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Siracusa, Andrea Migneco, dispose  il sequestro di un pozzo e dell’impianto idrico in contrada Chiappa, a Pachino. Secondo i tecnici del Nictas, incaricati dalla Procura di Siracusa di compiere gli esami, l’acqua non risultava potabile con grave rischio per la salute degli utenti.

Secondo quanto emerso nell’udienza che si è celebrata al palazzo di giustizia, la contabile, il cui ufficio si sarebbe trovato nella sede politica del parlamentare regionale sospeso, rispondendo alle domande del pm, ha confermato di avere più volte risposto alle telefonate di protesta di diversi utenti, piuttosto arrabbiati per la carenza del servizio. Da quanto emerso nella ricostruzione della Procura, a volte l’acqua non arrivava nella case, in altre occasioni, invece, era salata, dunque non potabile. E per non assumersi le responsabilità, l’azienda, secondo la pubblica accusa, avrebbe scaricato altrove le responsabilità, puntando l’indice sul comune di Ispica.

Al processo si sono costituiti parte civile alcuni utenti che sarebbero stati danneggiati dal servizio. A rappresentarli è l’avvocato Giovanni Giuca,  mentre il collegio difensivo degli imputati è composto dagli avvocati Mario Fiaccavento e Corrado Di Stefano.