I guadagni del 2022 bruciati in poche settimane dal caro bollette. Gli albergatori siracusani denunciano un’impennata di costi energetici pari al 400%, secondo l’indagine effettuata da Confindustria Siracusa, al punto che si ipotizzano parecchie chiusure.

I costi energetici

“I costi che stanno sostenendo le imprese del turismo – dicono i rappresentanti della Sezione Turismo-Eventi di Confindustria Siracusa  – stanno azzerando gli utili delle imprese e le prospettive per il prossimo periodo sono tutt’altro che rosee: le spese per tenere aperte le strutture sono superiori ai margini operativi e quindi la soluzione per molti operatori sarà quella di chiudere”.

La crescita soffocata

Per i vertici di Confindustria, se non saranno presi provvedimenti il 2023 sarà una stagione deserta, forse più di quella segnata dalla pandemia.

“Nonostante il turismo venga riconosciuto come la forza trainante dell’industria del nostro Paese e nonostante si sia assistito in Sicilia e in particolar modo nella provincia di Siracusa, per importanti eventi internazionali svoltisi, al ritorno dei turisti stranieri con una spesa che nel secondo trimestre si è quasi quadruplicata anch’essa  – dice il Presidente Roberto Bramanti – la ripresa del comparto rischia comunque di essere soffocata dalla crescita inarrestabile e insostenibile dei costi energetici”

L’appello al Governo

Gli albergatori lanciano un appello al Governo nazionale che, però, è in un limbo in quanto non si è ancora concretizzato il passaggio di consegne dopo l’esito delle elezioni

“La situazione richiede un’assunzione di responsabilità da parte di tutti – dice la Vice Presidente Patrizia Candela- ora, spetta al Governo intervenire rapidamente. “Chiediamo di risolvere con urgenza il problema dei costi energetici per evitare che tante strutture siano costrette a chiudere, con le tragiche conseguenze anche per i lavoratori, così come un altro aspetto importante da affrontare riguarda proprio i  lavoratori:  è urgente rivedere la tassazione sul lavoro nel settore turistico che è troppo alta e per tante imprese divenuta insostenibile”.

 

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