I grandi artisti rock al Teatro greco di Siracusa? “Portarli al Teatro greco, che come ha messo in evidenza un illustre studioso, Fabio Caruso, non ha niente da spartire con le ricostruzioni integrative novecentesche di Verona, Taormina o Pompei, sarebbe come far passeggiare un pachiderma in una galleria di vetri soffiati”.
Lo afferma Paolo Giansiracusa, storico dell’arte, che interviene sul dibattito relativo ai concerti di Baglioni, Gianna Nannini ed Elisa, in programma al Teatro greco di Siracusa, contestati da alcuni archeologici, a causa del rischio di possibili danni alle preziose pietre.
“Discussione da morto in casa”
I concerti, comunque, si terranno, visto che ci sono tutte le autorizzazioni, a cominciare da quella dell’assessorato regionale ai Beni culturali.
“Non mi sottraggo mai alle discussioni pubbliche – dice Giansiracusa – ma credo che nella nostra città si arrivi alla lite solo quando il morto è al centro della casa. Sono chiaramente contro l’abuso funzionale del Teatro greco, non potrebbe essere diversamente. Però la domanda sorge spontanea: quando abbiamo organizzato assemblee pubbliche tese a portare avanti la stesura di un regolamento sull’uso del monumento”.
Concerti in altri luoghi
Lo storico dell’arte ritiene che i concerti rock e pop debbano essere organizzati in altri luoghi.
“Il Teatro greco ospita dal 1914 le Feste classiche con grande rispetto. Si entra – commenta Paolo Giansiracusa – nella cavea in punta di piedi, ci si siede (prevalentemente su tavolati protettivi e livellanti) e si ascolta, si medita, si sogna, si apre il vaso dell’anima per lasciarsi trasportare dalla magia della parola recitata. Tutto il resto (jazz, rock, pop, shock…) necessita di altri luoghi deputati: grandi piazze di periferia, stadi, radure e pratoni come quello del Parco Robinson”.
Siti abbandonati
Un’altra stoccata è riservata alla gestione degli altri tesori storici della città. Secondo Giansiracusa, sono stati abbandonati “il Castello Eurialo, dimenticato l’acquedotto greco, lasciato nel luridume il ginnasio romano, ceduto la città a chi è più malandrino, fatto scappare i residenti dalla città antica per l’invivibilità del luogo urbano, favorito la fuga del Caravaggio, lasciato la sala ipostila del Maniace nel groviglio di ferraglie che non ne garantisce sicurezza”.
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