i due indagati sono ai domiciliari

Concussione a Pachino, collaboratore vicesindaco ricorre al Riesame

E’ stata fissata al 13 aprile l’udienza al Tribunale del Riesame presentata dai legali di Giuseppe Dimartino, il funzionario regionale in pensione arrestato nei giorni scorsi con per concussione in concorso con il vicesindaco di Pachino, Aldo Russo.

La mazzetta

I due sono accusati dai magistrati della Procura di Ragusa, che ha coordinato le indagini della Squadra mobile iblea, di aver incassato una mazzetta da 25 mila euro da un imprenditore del Ragusano per consentirgli di poter realizzare un insediamento immobiliare nel Comune di Pachino. Dimartino, interrogato dal gip del Tribunale di Ragusa, avrebbe respinto le accuse, sostenendo di essere stato a Pozzallo, dove sono stati arrestati dalla Squadra mobile di Ragusa, per accompagnare il suo amico.

La difesa di Dimartino

Gli indagati, dopo essere stati sentiti dal gip, sono stati scarcerati e posti ai domiciliari ma i legali di Dimartino, gli avvocati Santino Garufi e Corrado Di Stefano, ritengono che ci sarebbero elementi per la revoca della misura cautelare. Anche Russo ha fornito le sue ragioni nel corso dell’interrogatorio anche se, allo stato, il suo difensore, l’avvocato Luigi Caruso Verso, non avrebbe presentato ricorso al Riesame.

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Il prefetto di Siracusa, Giusi Scaduto, ha disposto la sospensione di Aldo Russo dalle cariche di consigliere, assessore e vicesindaco di Pachino.

La comunicazione del sindaco di Pachino

Nelle ore successive all’arresto, la sindaca di Pachino, Carmela Petralito, con un provvedimento, aveva rimosso Russo dall’incarico di vicesindaco ed assessore, assegnando le deleghe ad altri componenti della giunta.

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La vicenda dell’imprenditore

La vittima, stando alla ricostruzione degli inquirenti, aveva presentato una richiesta all’ufficio Tecnico del Comune di Pachino, ottenendo parere favorevole ma l’ultimo passaggio sarebbe toccato al Consiglio comunale. Secondo la tesi dell’accusa, Russo avrebbe garantito di poter condizionare il voto dell’assemblea, da qui la richiesta di quella dazione di denaro.

 

 

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