E’ stato scarcerato il dirigente del Libero consorzio di Siracusa, Domenico Morello, coinvolto insieme agli imprenditori Salvatore Grillo Montagno,  Angelo Aloschi e Gianfranco Consiglio, nell’operazione Black Trash della Guardia di finanza, accusati a vario titolo di illecita intermediazione e sfruttamento del lavoro, truffa aggravata e corruzione per l’esercizio della funzione.

Sono tutti quanti in libertà ma se nei confronti degli imprenditori i giudici del Tribunale della libertà di Catania hanno annullato l’ordinanza del gip del tribunale per Morello, difeso dall’avvocato Beniamino D’Augusta, invece la scarcerazione è legata solo alla mancanza delle esigenze cautelari, inoltre non potrà mettere piede nel suo ufficio, nei locali dell’ex Provincia di Siracusa, per un periodo di sei mesi. Le motivazioni di questa decisione si conosceranno solo tra circa un mese e mezzo. La vicenda ruota attorno alla Ecomac smaltimenti srl,  la società dei tre imprenditori (difesi dagli avvocati Aldo Ganci, Francesco Favi e Stefano Rametta)  che, secondo la Procura, avrebbe voluto realizzare ad Augusta una piattaforma per lo stoccaggio ed il trattamento dei rifiuti speciali ma per avere le autorizzazioni, nella tesi della Guardia di finanza e dei magistrati, avrebbe avuto bisogno di un’autorizzazione del dirigente pubblico che, in cambio, avrebbe chiesto due assunzioni.

Salvatore Montagno, durante il suo interrogatorio, ha rigettato il quadro accusatorio degli investigatori: in merito a Morello, ha spiegato di non aver mai assunto persone indicate dal dirigente pubblico. Sul punto anche Morello ha respinto le accuse, sostenendo di aver speso il nome di quelle due persone, peraltro mai messe sotto contratto, solo per aiutarle e non per fini elettorali, del resto una di queste non risiede ad Augusta dove il dirigente avrebbe ambizioni politiche.

Secondo gli inquirenti, Montagno, sebbene compaia come dipendente della società avrebbe avuto un ruolo di primo piano e dalle informazioni raccolte dalla Procura sarebbe stato tra i promotori della presunta truffa alla Regione, ottenendo un contributo ma alterando la documentazione relativa al personale che, nella tesi dell’accusa, sarebbe stato sottopagato nonostante risultasse il contrario. Una accusa rigettata con forza da Montagno che ha prodotto anche una documentazione relativa ad un accordo sottoscritto dalla società e dai lavoratori in merito ai compensi.