“Non c’è stata alcuna corruzione del dirigente del Libero Consorzio perché quelle assunzioni contestate dalla Procura non solo non si sono mai concretizzate ma non c’è stato nemmeno un colloquio”. E’, in sostanza, quanto riferito nel corso dell’interrogatorio di garanzia al palazzo di giustizia di Siracusa da Salvatore Grillo Montagno, l’imprenditore siracusano arrestato insieme a due soci di un’azienda di rifiuti, Angelo Aloschi, Gianfranco Consiglio, ed al dirigente del Libero Consorzio di Siracusa, Domenico Morello. Quest’ultimo, secondo la Procura e la Guardia di finanza di Siracusa, avrebbe dato la sua autorizzazione per la realizzazione di una piattaforma ad Augusta per lo stoccaggio ed il trattamento dei rifiuti speciali non pericolosi dietro l’assunzione di due persone. L’imprenditore, difeso dall’avvocato Aldo Ganci, ha, così, rigettato con decisione uno dei capisaldi dell’inchiesta Black Trash per illecita intermediazione e sfruttamento del lavoro, truffa aggravata e corruzione per l’esercizio della funzione.

I magistrati ed i finanzieri contestano anche che l’azienda,  la Ecomac Smaltimenti srl, la società che gestisce un impianto di recupero di rifiuti speciali non pericolosi in contrada Pantanelli, nella zona sud di Siracusa, avrebbe sfruttato i propri  dipendenti, pagandoli al di sotto dei contratti collettivi: 4 euro l’ora contro le 8 proviste dalle norme. “Questa vicenda – spiega Aldo Ganci,  legale dell’imprenditore – è stata chiusa con un accordo tra l’impresa e 35 lavoratori della Ecomac sottoscritto davanti ai rappresentanti sindacali della Cisl”. Inoltre, gli inquirenti contestano agli imprenditori la truffa alla Regione, perché, nella tesi dell’accusa, avrebbero ottenuto un contributo di 800 mila euro, necessario per la realizzazione della piattaforma ad Augusta, truccando le carte in merito alle condizioni di lavoro dei dipendenti. “Come spiegato – dice il difensore di Montagno, l’avvocato Aldo Ganci –  la questione con i lavoratori era stata definitivamente sistemata ma aspetto altrettanto importante è che esiste un’assicurazione, per cui la Regione avrebbe potuto benissimo rivalersi attraverso la fideiussione assicurativa  qualora avesse scoperto delle irregolarità. Quindi, manca il presupposto della truffa”. Anche gli altri indagati hanno rigettato le accuse mosse dagli inquirenti.