Dal 2013, l’anno in cui decise di denunciare gli appartenenti al clan Bottaro-Attanasio, poi condannati in via definitiva, vive in una località segreta. Marco Montoneri, imprenditore, siracusano, assicura di aver provato amarezza per la liberazione dell’uomo che azionò il telecomando a Capaci, Giovanni Brusca, ma è più preoccupato per le possibili scarcerazioni dei boss, a seguito del pronunciamento della Suprema Corte sul cosiddetto ergastolo ostativo ritenendolo incostituzionale.

L’ergastolo ostativo

L’ergastolo ostativo, voluto da Giovanni Falcone, consente ai condannati all’ergastolo per mafia di accedere alla “liberazione condizionale”  a condizione che collaborino con la giustizia. Per questo motivo, la Corte ha dato un anno di tempo al Parlamento per affrontare la questione.

“No alla scarcerazione dei boss che non collaborano”

“Ho provato dolore e sconforto per la scarcerazione – dice a BlogSicilia l’imprenditore – di Brusca ma ha beneficiato di una legge voluta da Falcone. Lo stesso Brusca ha aiutato la magistratura a far luce su tanti episodi efferati e così ha pagato il suo debito. Ma il problema è un altro. Dobbiamo riunire le forze per evitare che venga demolito nelle fondamenta l’ergastolo ostativo. Non possiamo permetterci il lusso di rimettere in libertà pericolosi boss senza che abbiano deciso di collaborare, allo stesso modo dobbiamo alzare un muro contro chi vorrebbe smantellare il 41 bis”.

“Vincerebbe Riina”

L’analisi dell’imprenditore minacciato dalla mafia arriva ad una conclusione amara. “E’ quello che voleva Totò Riina ed è davvero inaccettabile. Rischiamo – dice a BlogSicilia l’imprenditore – di non avere collaboratori di giustizia e la lotta alla mafia ne uscirebbe fortemente penalizzata.  Chi si pentirebbe più? Sembra sia calata l’attenzione sulla lotta alla mafia, io ho speso la mia vita per questo e continuerò a farlo?”.