I carabinieri di Avola hanno denunciato un uomo ed una donna, rispettivamente di 34 e 30 anni, entrambi avolesi, per violazione di norme ambientali ed abusivismo edilizio.

Discarica sull’autostrada

Nell’ambito dei controlli del territorio, effettuati anche con l’ausilio di un elicottero del 12° Nucleo carabinieri di Catania, è stata individuata una discarica in un’area aperta ai margini di un tratto autostradale nel territorio di Avola.

Il controllo

Il sopralluogo effettuato dai militari, ha permesso di accertare che, in un terreno privato e nel limitrofo appezzamento del consorzio per le autostrade siciliane, era stata realizzata una discarica abusiva a cielo aperto contenete materiali ferrosi, di risulta di varia natura e rifiuti speciali.

Piscina abusiva

Inoltre, sul suolo di proprietà privata, era in corso la costruzione di una piscina interrata ed era stato realizzato il basamento in cemento per una casa prefabbricata in legno. I carabinieri hanno sequestrato l’area e denunciato l’uomo e la donna all’Autorità giudiziaria aretusea, alla quale dovranno rispondere di attività di gestione.

Discarica nel Catanese

I carabinieri del NIPAAF di Catania e della Sezione di Polizia Giudiziaria presso la Procura di Catania, su disposizione dei pm etnei hanno eseguito il decreto di sequestro preventivo emesso dal gip di Catania di un’ampia estensione di terreno a Nicolosi adibita a discarica abusiva.

I rifiuti speciali

I Carabinieri hanno trovato rifiuti speciali che venivano sistematicamente occultati tramite copertura di terreno attraverso mezzi meccanici quali pale gommate ed escavatori. La discarica sarebbe stata gestita dai rappresentanti e soci di una azienda olearia e viti-vinicola della zona che, oltre a dare disposizione ai vari soggetti che dovevano disfarsi illecitamente di carichi di rifiuti e su dove materialmente scaricare gli stessi, avrebbero provveduto ad occultarli ricoprendoli con terriccio.

Il tutto avveniva su un terreno limitrofo a quello dell’azienda e di proprietà di ignari soggetti. Sarebbero stati interrati e bruciati anche scarti organici provenienti presumibilmente dall’attività dell’azienda, quali raspi e vinacce residuati dalla spremitura delle uve nonché residui della attività di coltivazione e molitura delle olive. Per quanto sin qui verificato sarebbe stato posto in essere un ingegnoso sistema di abbruciamento, interramento e creazione sul terreno di un “camino” per il passaggio dell’aria che favoriva una sorta di lenta e duratura combustione che oltre ad emettere costantemente fumo e cattivi odori, e che avrebbe determinato una grande depressione sul terreno per effetto della progressiva consumazione della massa dei rifiuti bruciati.

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