“E’ stata un’esperienza drammatica, come se fossi in un film dell’orrore, io e mio padre, anche lui medico che era li per farmi compagnia, abbiamo rischiato di morire”.

E’ la testimonianza, rilasciata a BlogSicilia, di Sebastiano Lumera, il medico in servizio alla Guardia medica di Portopalo, aggredito nei giorni scorsi da due fratelli, arrestati dai carabinieri e rimessi in libertà dal giudice del Tribunale di Siracusa che, comunque, ha convalidato la misura cautelare nei loro confronti.

La manifestazione a Siracusa

La vittima, così come il padre che porta i segni di quella drammatica nottata, ha preso parte alla manifestazione organizzata dall’Ordine dei medici di Siracusa dopo la sequenza di aggressioni avvenute nell’ultimo mese ai danni dei medici, due, in particolare: uno in servizio al Pronto soccorso dell’ospedale di Siracusa, l’altro alla Guardia medica di Portopalo.

“Violenza senza senso”

“Abbiamo avuto questo senso – racconta a BlogSicilia il medico – della morte per 30 minuti, una esperienza che non auguro a nessuno. Non è possibile che un medico debba essere aggredito in questo modo: ho sempre lavorato al servizio dei cittadini e di tutta l’utenza che si reca nelle strutture sanitarie. Non capisco, davvero, il motivo di tutto questo, infatti mi sarei risparmiato questa manifestazione”.

Le telecamere

Nel corso della loro deposizione, gli indagati, difesi dall’avvocato Junio Celesti, hanno detto di essere entrati con forza in Guardia medica perché avrebbero atteso tanto ed il padre avrebbe avuto bisogno di cure. Il medico non ha voluto replicare nel dettaglio ma ha fatto sapere che le telecamere sono una testimonianza chiara del tempo di attesa dei due fratelli.

Il pm chiedeva i domiciliari

Il magistrato della Procura di Siracusa, durante l’udienza in Tribunale, aveva sollecitato per entrambi gli indagati gli arresti domiciliari ma il giudice, pur convalidando la misura cautelare, ha deciso di rimettere in libertà i due fratelli, che si presenteranno al palazzo di giustizia il 19 gennaio del 2022 per il processo nei loro confronti.

 

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