Il Tar del Lazio ha dato ragione all’ European center for constitutional and human rights (Ecchr) disponendo l’accesso ai documenti sulla presenza dei droni armati nella base di Sigonella, al confine tra le province di Siracusa e Catania. La vicenda, riportata dall’AGI, ebbe inizio nel 2017 quando l’Ecchr, chiedendo gli atti al ministero della Difesa, trovò le porte sbarrate, per cui fu presentata istanza.

I droni armati a Sigonella

I documenti per cui è stato autorizzato l’accesso sono due, comprendenti il periodo tra il 2010 al 2014. Come  spiegato all’AGI da Chantal Meloni, avvocato dell’Ecchr, almeno quattro droni Predator si trovano a Sigonella e possono operare armati, caso per caso e dietro l’autorizzazione dell’Italia.

I rapporti tra Usa e Italia

La base di Sigonella, emerge dai documenti, ha uno stretto collegamento operativo con quella statunitense a Ramstein, in Germania, dove è di stanza un ufficiale dell’Aeronautica italiana che coordina i voli dei droni americani. In merito all’accesso ad altri documenti, il ministero della Difesa risponderà alla richiesta, formulata in base al Freedom of information act, entro il prossimo 5 agosto.

“Vittoria ad alto prezzo”

“Quella conseguita – aggiunge all’AGI Meloni – è una vittoria parziale e a un prezzo alto: il Tar ci ha obbligati a una causa lunga e costosa, durata cinque anni, mentre il ministero della Difesa ha tentato in tutti i modi di impedire la trasparenza”.     L’accordo del 2006 pone la base di Sigonella sotto il comando italiano ma il comandante statunitense ha “pieno comando sul personale americano e sulle operazioni”. Egli, afferma il Technical Arrangement, ha l’obbligo di “notificare al Comandante italiano le attività non di ruotine prima che queste abbiano luogo”.

I protocolli militari

Il comandante italiano, a sua volta, ha l’obbligo di “far presente al Comandante americano se le attività statunitensi non stiano rispettando la legge italiana” ed è chiamato a “intervenire affinchè queste attività vengano interrotte”.
Inoltre, “un aumento permanente delle componenti operative deve essere autorizzato” dall’Italia.

“Tale obbligo giuridico posto a capo del comandante italiano – afferma all’AGI l’Ecchr – potrebbe rendere l’Italia complice nel programma dei droni statunitense e negli attacchi a mezzo drone statunitensi condotti dalle basi militari italiane in Libia e in Nord Africa”. Lo scorso 31 marzo 2022 le famiglie delle vittime di un attacco drone statunitense avvenuto in Libia il 29 novembre 2018 hanno presentato una denuncia presso l’Ufficio del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Siracusa contro il comandante della base militare aerea navale di Sigonella.