Causò la morte di 11 componenti della comunità Tuareg in Libia l’attacco di un drone, partito dalla base di Sigonella, il 19 novembre del 2018.

Ne sono certe le famiglie delle vittime che hanno presentato una denuncia alla Procura di Siracusa grazie all’aiuto da Rete Italiana Pace e Disarmo, Reprieve e lo European Center for Constitutional and Human Rights. L’esposto, come riportato dall’AGI, vede al centro il Comandante italiano della base militare di Sigonella che, nella tesi dei firmatari della denuncia, avrebbe permesso l’attacco letale ad Ubari.

Il ruolo della base siciliana

“Il Governo italiano – sostengono le ong – ha permesso al Comando USA per l’Africa (Africom) di usare la base di Sigonella per la sua cosiddetta ‘guerra al terrorismo’ e per le operazioni di ‘targeted-killing’ (uccisioni mirate) e per tale motivo la base siciliana gioca un ruolo vitale nel programma dei droni statunitensi in Nord Africa e nel Sahel”.

“Comandante responsabile”

“Chiaramente, un’operazione condotta droni che implica l’uso di forza letale non è considerabile di routine“, dice Chantal Meloni, consulente legale di Ecchr, impegnata in un braccio di ferro al Tar con il ministero della Diefsa sulla segretezza o meno di quell’accordo. “Mentre Africom è direttamente responsabile di tale decisione il Comandante italiano deve aver conosciuto e approvato l’operazione e può quindi essere ritenuto penalmente responsabile come complice per aver permesso un attacco letale illegale. Tale circostanza configurerebbe una violazione del diritto internazionale e del diritto alla vita”.

Il fratello di una delle vittime

“Il Comando Africom riconobbe di aver compiuto l’attacco, aggiungendo, però, che le persone uccise erano membri di al-Qaeda, un’accusa che la comunità nega categoricamente. “Hanno ucciso delle persone innocenti”, afferma Madogaz Musa Abdullah, uno dei denuncianti, che ha perso suo fratello Nasser nell’attacco. Nasser, insieme alla maggioranza delle persone uccise nell’attacco, era membro delle Forze Armate del governo libico di unità nazionale riconosciuto dall’Onu.

“Hanno affermato che i nostri figli erano terroristi – aggiunge – e hanno messo fine alle loro vite senza alcuna prova. Vogliamo che il Governo italiano ci ascolti e che impedisca ad Africom di uccidere ancora la nostra gente. Chiediamo ad entrambi i governi di scusarsi e che il governo italiano apra un’indagine trasparente e chieda conto ai responsabili dell’autorizzazione dell’attacco”.

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