Il Tar del Lazio ha sospeso la nuova autorizzazione integrata ambientale per l’impianto di gassificazione di Isab, disposta dal Ministero per la Transizione ecologica su proposta della Conferenza dei servizi dei Comuni della zona industriale del Siracusano.

I limiti alle emissioni

Si tratta di limiti alle emissioni dall’impianto che, nel febbraio scorso, furono votate dalle amministrazioni di Siracusa e di Priolo, dal Libero consorzio mentre si oppose il sindaco di Melilli. La società, dopo il via libera del Governo nazionale alla nuova Aia, ha presentato ricorso al Tar del Lazio che ha fissato l’udienza al 12 ottobre ma nelle more i limiti alle emissioni sono stati congelati.

Le motivazioni dei giudici

Secondo i giudici amministrativi, “vi sono seri elementi di danno in capo alla ricorrente (Isab ndr) a causa degli immediati obblighi di essa d’adeguarsi al rispetto dei limiti posti dalle prescrizioni recate dal DM 104/2022″.

Le polveri

Il Tar, motivando la sua decisione, fa riferimento ai limiti di “5 mg/Nm³/giorno per le polveri nel caso di funzionamento delle turbine CCU1 e CCU2 alimentate a syngas ed a quello di 20 mg/Nm³/giorno per il parametro SO2 nel caso di funzionamento delle turbine stesse, alimentate a gas metano”.

La posizione del sindaco di Siracusa

Nelle ore successive alla decisione assunta dalla Conferenza dei servizi, scoppiò una polemica politica in merito all’opportunità di fissare dei nuovi paletti all’Isab, che resta il cuore pulsante della zona industriale siracusana, peraltro al centro di un dibattito nazionale per via di un suo possibile crollo, legate all’embargo alle importazioni di petrolio russo. Il sindaco di Siracusa, sulla vicenda della nuova Aia, aveva assunto una posizione chiara, protesa verso i nuovi limiti alle emissioni.

Le prescrizioni oggetto di discussione – diceva il sindaco di Siracusa –  non nascono in modo casuale o vessatorio, ma sono perfettamente in linea con le emissioni dichiarate dall’azienda, e con le direttive europee, e mirano alla tutela della salute pubblica che, in nessun caso, come il nostro parlamento ha appena ribadito, può essere barattata con l’attività imprenditoriale o, peggio, con l’occupazione”.