I giudici della Corte di Appello di Catania hanno emesso le sentenze nei confronti dei 18 imputati nell’ambito del processo Uragano su una serie di estorsioni, incendi e rapine commesse a Lentini.
Sono 16 le condanne, due le assoluzioni, come emerso al termine della Camera di Consiglio e tra 90 giorni saranno rese note le motivazioni.
Le indagini della polizia
Le indagini furono avviate dagli agenti del commissariato nel gennaio del 2016 dopo una catena di episodi violenti accaduti nel Comune del Siracusano, che destarono un molto allarme sociale tanto da indurre le forze dell’ordine a predisporre il rafforzamento dei servizi di contrasto.
Pizzo, furti e rapine agli anziani
Si verificarono estorsioni, furti e rapine, quest’ultime, in particolare, ai danni di persone anziane. Secondo la tesi degli inquirenti, alcuni degli imputati si sarebbero introdotti nelle case dei pensionati fingendosi tecnici del gas ed in qualche occasione le vittime sarebbero state prese a botte.
Cavallino di ritorno
Un altro gruppo avrebbe pensato alle estorsioni con il metodo del cavallino di ritorno, prima compiendo un furto per poi chiedere soldi alla vittima per la restituzione della refurtiva. La terza cellula, invece, avrebbe avuto il compito di intimidire le vittime, tra cui imprenditori, compiendo degli incendi alle loro proprietà con finalità di estorsione.
L’inchiesta della Dda
Una vicenda che è poi finita sui tavoli dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catania perché gli inquirenti ritenevano vi fosse la mano del clan Nardo, la cosca dominante nella zona nord della provincia di Siracusa che controlla ogni attività illecita, dal traffico delle sostanze stupefacenti alle estorsioni. Secondo la versione della Dda di Catania, il vincolo associativo sarebbe dipeso dalla circostanza che una parte dei proventi dei delitti contestati sarebbe confluita nella cassa della consorteria mafiosa.
Non filo diretto con clan Nardo
E quel denaro, accumulato con i furti, le rapine e le estorsioni, sarebbe stato usato per pagare le spesi legali degli esponenti della cosca chiusi in carcere, tra cui il boss Nello Nardo. Ma secondo i giudici del tribunale di Siracusa non sono emersi elementi per legare il gruppo alla cosca mafiosa, per cui quest’accusa è caduta.
Le sentenze
Filadelfo Amarindo, 2 anni e 4 mesi (6 anni in primo grado); Salvatore Amato, 5 anni (6 anni ed 8 mesi); Alfio Calabrò, 3 anni (5 anni); Antonino Corso, 4 anni (6 anni ed 8 mesi); Miriam Coco, 4 anni (5 anni e 4 mesi); Salvatore Palermo, 5 anni e 6 mesi (9 anni); Francesco Rubino, 3 anni e 4 mesi (6 anni ed 8 mesi); Vincenzo Sanzaro, 7 anni e 6 mesi (8 anni); Concetto Scrofani, 8 anni (8 anni e 2 mesi).
Confermate le altre condanne in primo grado per Maurizio Sambasile 8 anni; Andrea Libertino 7 anni e 6 mesi; Sebastiano Buremi 8 anni e 6 mesi; Giuseppe Infuso 8 anni; Giuseppe Castro 2 e 6 mesi; Giuseppe Romano 3 anni e 6 mesi; Andrea Catania 2 mesi. In primo grado erano stati assolti, Francesco Siracusano e Sebastiano Raiti.
La difesa degli imputati è composta da Junio Celesti, Fabio D’Amico, Sebastiano Sferrazzo, Francesco Calderone, Nicola Aiello, Giuseppe Fisicaro, Carmelo Giunta, Vito Brunetto, Michele Lazzara, Antonio Failla.
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