La Procura ha chiesto la condanna a 12 anni di carcere nei confronti di Paolo Zagarella, l’agente di polizia penitenziaria in servizio al carcere di Siracusa, arrestato nel giugno dello scorso anno perché accusato di aver favorito due detenuti avolesi, trasferiti, dopo quei fatti, in un altro penitenziario.
L’imputato, difeso dall’avvocato Sebastiano Troia, è ritenuto dai magistrati, che lo accusano di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, peculato e false attestazioni, il ponte tra quei detenuti, indicati come esponenti mafiosi dai magistrati, e le rispettive famiglie. In sostanza, secondo la tesi della Procura l’agente di polizia penitenziaria avrebbe passato informazioni all’esterno e tra gli elementi di prova ci sarebbero le immagini delle telecamere sistemate dai carabinieri.
Il difensore dell’indagato ritiene che il suo assistito non abbia percepito nemmeno un centesimo per i suoi presunti favori, anzi, nella versione della difesa, gli unici doni ottenuti sarebbero stati una bottiglia di amaro ed un caciotta.
Ma per il pm le prove sono sufficienti per chiedere una condanna ed al termine della requisitoria la pubblica accusa ha sollecitato al gup del tribunale di Catania una pena severa. Nelle prossime settimane, spetterà alla difesa ricostruire i fatti prima della decisione del giudice.
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