L’importazione di grano dall’estero non è concorrenza sleale, in quanto siamo praticamente obbligati ad importare grano perché non siamo autosufficienti. Le importazioni servono per garantire all’industria l’approvvigionamento di grano. Lo ha affermato a Siracusa il presidente della Cia Agricoltura, Cristiano Fini, in merito al nodo delle importazioni di grano tanto criticate al punto che nei mesi scorsi gli imprenditori hanno bloccato alcuni carichi nel porto di Pozzallo. Una vicenda che crea tensioni e, in più di una occasione, ha portato anche al blocco di grano inquinato o prodotto senza tenere conto delle regole di sicurezza alimentare europea.

Controlli sulla qualità e tracciabilità del grano importato

Diventa concorrenza sleale nel momento in cui questo grano non ha gli standard qualitativi e di salubrità come il nostro, quindi è chiaro che vanno fatti i controlli sul grano proveniente dall’estero, va fatta una tracciabilità seria e rigorosa: questa è una battaglia che abbiamo portato avanti noi come agricoltori italiani. È chiaro però che dobbiamo aumentare l’auto-approvvigionamento interno di grano, quindi dobbiamo mettere gli agricoltori nelle condizioni di poter seminare. Oggi queste condizioni non ci sono perché il prezzo è molto basso e la crisi climatica sta minando alla base le agricolture.

Impatto del fotovoltaico sulle produzioni agricole

La nostra mission è produrre, non è quella di mettere pannelli a terra”, ha aggiunto il presidente della Cia Agricoltura parlando dell’impatto del fotovoltaico sulle produzioni agricole. “Noi dobbiamo cercare sempre di più di limitare il consumo di suolo e quindi quando limitiamo il consumo di suolo non intendo solo la cementificazione ma intendo anche i pannelli a terra. Per fare questo però dobbiamo mettere gli agricoltori nelle condizioni di poter avere un reddito perché altrimenti gli agricoltori si buttano a fare altro, per cui è fondamentale garantire un reddito agli agricoltori se vogliamo limitare l’utilizzo di pannelli a terra.

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