Il colosso russo Lukoil, la compagnia petrolifera che possiede due raffinerie a Siracusa, ha chiesto la fine della guerra in Ucraina. Una mossa a sorpresa quella dell’azienda, tra le più importanti sul mercato internazionale, che va nella direzione opposta a quella del presidente Vladimir Putin, artefice principale del conflitto.

Lukoil, “fine del conflitto”

“Sosteniamo una rapida fine del conflitto armato e sosteniamo pienamente la sua risoluzione attraverso un processo di negoziazione e mezzi diplomatici”, si legge in una nota diffusa dal Consiglio di amministrazione di Lukoil. Inoltre, la Lukoil afferma che  è pienamente impegnata a rafforzare la pace, le relazioni internazionali e i legami umanitari”.

Rafforzati i controlli nel Petrolchimico

Frattanto, al termine del vertice in Prefettura, a Siracusa, tenutosi nelle ore scorse, si è deciso di aumentare il livello di attenzione sugli stabilimenti della Lukoil, cuore pulsante del Petrolchimico siracusano. L’incontro è servito per comprendere che strategia adottare dopo lo scoppio della guerra  in Ucraina capace di trasformare gli stabilimenti dell’azienda russa in un obiettivo sensibile.

“Attenzione alta”

Secondo alcune fonti istituzionali, non ci sono “segnali sotto questo punto di vista ma l’attenzione resta alta”. Il futuro della Lukoil nel Petrolchimico, e quello di altre aziende della zona industriale era già a rischio prima della guerra in Ucraina perché nel piano di Transizione ecologica non c’è spazio per la raffinazione, inoltre dal 2035 in Italia non sarà più possibile vendere veicoli alimentati a benzina o a diesel.

La crisi del settore

Secondo Confindustria Siracusa, l’azienda, entro due anni, potrebbe andare via a causa del piano di riconversione energetica, che non prevede aiuti per la raffinazione, per cui gli investimenti previsti nella zona industriale aretusea sarebbero fortemente a rischio e dirottati altrove. Prima del conflitto, la Camera dei Deputati ha, però, approvato la cosiddetta mozione per la Transizione giusta che impegna il Governo nazionale a concedere aiuti per la riconversione delle aziende legate alla raffinazione, alla chimica, al cemento ed all’acciaio.  Il conflitto, però, apre nuovi ed immaginabili scenari.

 

 

 

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