“Questo hot spot non s’ha da fare”. Si sintetizza così la posizione del sindaco di Augusta, Cettina Di Pietro, sul centro di identificazione per migranti presso il porto di Augusta. Il centro, infatti, farebbe a pugni con le ambizioni commerciali del porto e innescherebbe grossi problemi di sicurezza per la cittadinanza.

L’hot spot, di fatto, in piccolo già esiste, grazie ad una tendopoli sistemata in prossimità del punto di sbarco che ha ospitato nel solo mese di gennaio  circa 800 migranti, tendopoli oggi trovata vuota da una delegazione di deputati M5S alla Camera e dal sindaco in visita ispettiva al porto.

“Le tracce della presenza dei migranti – afferma Giuseppe Brescia, componente della commissione d’inchiesta monocamerale sul sistema d’accoglienza per i migranti – non sono riusciti a cancellarle, visto che nelle tende abbiamo notato la presenza di feci e e di bottiglie d’urina, questo a dimostrazione di quello che è il sistema d’accoglienza nel nostro Paese”.

Oltre a Brescia e al sindaco erano presenti alla visita di oggi Maria Lucia Lorefice (componente della stessa commissione di Brescia), Maria Marzana (commissione cultura), Gianluca Rizzo e Luca Frusone (commissione Difesa).

“La presenza di un hot spot ad Augusta – ha detto il sindaco – creerebbe grossi contraccolpi sul versante sicurezza”. Ad Augusta sono presenti il più grosso polo petrolchimico d’Europa, una base Nato e l’arsenale militare marittimo, tutti siti ‘sensibili’ che potrebbero  causare danni irreparabili a tutto il Paese, anche sul versante economico.

La presenza di migranti, infatti, mal si concilierebbe con le ambizioni commerciali di un porto “core” (ovvero scelto a livello europeo, come punto strategico per le navi commerciali) “e che – afferma la Di Pietro – è stato individuato come sede di autorità di sistema portuale, un  riconoscimento alle sue potenzialità economiche importantissimo, specie se si considera che Augusta è un Comune ad alto tasso di disoccupazione ed è in dissesto finanziario”.

La partita si gioca quindi tra il ministero dell’Interno, che pressa per l’hot spot, e il ministero delle Infrastrutture, che invece vuole continuare a portare avanti la vocazione commerciale del porto.

“La tendopoli che è stata allestita qui – commenta Brescia – è emblematica di un sistema basato sull’emergenza, cosa che porta ad ospitare fino ad 800 persone con a disposizione solo sette bagni. Faremo una richiesta di accesso agli atti per mettere il ministero di fronte alle sue responsabilità, non ultime quelle economiche. L’operazione  finora e’ gestita attraverso anticipazione dei costi a carico del Comune di Augusta, i cui rimborsi da parte del Ministero risultano eccessivamente lunghi. Il peso dell’accoglienza non può ricadere solo sui Comuni”.