“L’attività prosegue perché avviare una fermata non può realizzarsi dall’oggi al domani”. Lo afferma il vicepresidente di Isab Lukoil, Claudio Geraci, in merito alle decisioni assunta nelle ore scorse dall’amministratore giudiziario dell’Ias che, in una lettera, ha intimato le aziende del Petrolchimico di Siracusa a interrompere il conferimento dei fanghi nell’impianto, sotto sequestro da sei mesi, su provvedimento del Gip di Siracusa in virtù dell’inchiesta per disastro ambientale della Procura di Siracusa.  Dunque, la produzione nel Petrolchimico di Siracusa prosegue così come il conferimento dei fanghi industriali nel depuratore.

“Non vogliamo fare scoppiare emergenza occupazionale”

“In ogni caso, l’idea di far scoppiare un’emergenza occupazionale ed energetica a ridosso del 31 dicembre, in concomitanza dell’approvazione della Finanziaria non l’abbiamo. In ogni caso, possiamo fermarci anche la settimana prossima, non è questo il tema ed il problema. Ci stiamo, comunque, organizzando per verificare come procedere” spiega il vicepresidente di Isab Lukoil, Claudio Geraci.

Le ragioni dell’amministratore dell’Ias

L’amministratore giudiziario ha motivato la sua decisione per effetto della sospensione avvenuta il 9 dicembre da parte della Regione dell’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale, necessaria per ammodernare l’impianto che necessita di interventi al fine di renderlo compatibile con le norme a tutela dell’ambiente.

Frattanto, è già iniziato l’incidente probatorio sulla struttura da parte dei consulenti del Gip di Siracusa che dovranno verificare se è in grado di depurare “i reflui e la quantità degli inquinanti immessi”.

“Fermare tutto il Petrolchimico è complesso”

“Fermare una raffineria  non è una procedura semplice e immediata, peraltro – dice Geraci – va detto che non si possono fermare tutte le raffinerie contemporaneamente, per questioni strettamente tecniche, tra cui la disponibilità di personale e di risorse. Cito un esempio: per una fermata di in sito dell’Isab, abbiamo impiegato 4 mila persone, immaginiamo cosa ci vorrebbe per i due siti Isab, per Sonatrach, Sasol insieme agli altri impianti della zona industriale. Ci vorrebbe un numero poderoso di personale per non parlare delle attrezzature”.

 

 

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