• Infuria il dibattito in città sul futuro dell’ecomostro di Ortigia
  • Il Comitato pro demolizione replica al Comune che vuole recuperare la struttura
  • Al centro della vicenda c’è anche un contenzioso con la Regione

“Nel caso della demolizione della copertura del parcheggio sarà opportuno riorganizzare la barriera dei massi frangiflutti in modo da renderla più bassa e larga come normalmente fatto in altri siti e situazioni analoghe”. Lo afferma Giuseppe Implatini, portavoce del Comitato che chiede la demolizione della copertura in cemento armato dell’ecomostro di Ortigia, il parcheggio Talete, realizzato negli anni 90 con i fondi del sisma del 1990.

La posizione del Comune

Nei giorni scorsi, l’assessore alla Cultura di Siracusa, Fabio Granata, ha spiegato che l’abbattimento della copertura non  restituirebbe la vista del mare, coperta dalla barriera di muraglioni, su cui si infrangono le onde, evitando, così, l’invasione del mare.

La barriera vista dal Comitato

Per il portavoce del Comitato, invece, “tale barriera così alta e ripida – spiega Giuseppe Implatini, portavoce del Comitato –  nello stato odierno, va precisato, più che costituire una protezione dell’ambiente urbano in prossimità del mare, ha in quella particolare altezza e disposizione dei suoi elementi, una funzione di protezione della copertura del parcheggio che, come è evidente a tutti, presta il suo lungo muro posteriore sul fronte del mare”.

Il progetto di recupero dell’ecomostro

Al netto delle questioni strettamente tecniche, il Comune ha sempre mostrato perplessità sull’abbattimento della copertura anche per vicende economiche. La struttura, infatti, fu realizzata con fondi della Regione che, in caso di demolizione, rivorrebbe i soldi indietro. Peraltro, un contenzioso tra Regione e Comune è esistente, proprio sul parcheggio Talete, in quanto quei finanziamenti erano ancorati anche alla realizzazione di un tunnel sottomarino, mai edificato. E per risolvere il problema, l’assessore alla Cultura ha ideato un progetto di recupero dell’ecomostro.

Il no al piano del Comune

Un piano contestato dal Comitato che lo ritiene insicuro. “Siamo preoccupati per la pubblica incolumità, infatti avviseremo anche le autorità competenti che tale progetto prevede di piazzare degli elementi quali rampicanti e pannelli di acciaio anche davanti ai finestroni della struttura che come è noto è già al limite del suo possibile utilizzo in merito al pericolo derivante da allarme incendio” dice Giuseppe Implatini.

I soldi del Recovery Fund

Contraria al piano del Comune e per la demolizione dell’ecomostro è anche l’ex soprintendente, Vera Greco, che “suggerisce” all’amministrazione di guardare ai fondi del Recovery per ripensare quel tratto di Ortigia.  “Il Recovery
Found, le Strategie Green e la transizione ecologica,  rappresentano un momento irripetibile che non si verificherà più così facilmente. Invece di chiudersi in un’ostinata difesa delle – dice Vera Greco – proprie miopi vedute, ignorando deliberatamente l’apertura della Regione e la sua disponibilità per risolvere un contenzioso che non è utile per nessuno, si rinuncia ad una possibilità concreta di risolvere  una volta per tutte, un’offesa alla splendida isola di Ortigia”.

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