Mercoledì 3 luglio, alle 18, a Palazzolo Acreide (Siracusa), nel Palazzo di Città, Carlo Vulpio, giornalista del “Corriere della Sera”, e autore de’ “Il genio infelice” (ed. Chiarelettere, 2019) dialoga con Silvia Mazza, storica dell’arte e giornalista, sulla vicenda umana e artistica di Antonio Ligabue, uno dei più grandi pittori del Novecento.

Il “Romanzo della vita di Antonio Ligabue”, come recita il sottotitolo, racconta l’esistenza tormentata del celebre pittore italiano, al quale nel 1977 venne dedicato uno sceneggiato Rai diretto da Salvatore Nocita, con protagonista Flavio Bucci nel ruolo di Antonio Ligabue, e che sarà prossimamente al cinema nell’interpretazione di Elio Germano, col titolo di “Volevo nascondermi”, per la regia di Giorgio Diritti.

In questo bellissimo e originale romanzo Vulpio, firma del “Corriere della Sera”, per cui si è occupato dei grandi fatti di cronaca e di inchieste in Italia e all’estero, e che oggi scrive principalmente sulla Terza pagina e su “La lettura”, supplemento domenicale del Corriere, e del quale come scrittore si ricordano, tra i numerosi titoli, Un nemico alla Rai, La città delle nuvole o L’Italia nascosta, rivive come in un film la parabola di vita del pittore, il Van Gogh italiano, riconosciuto come uno dei più grandi artisti del Novecento, le cui opere sono ospitate in mostre in Italia e nel mondo, da Mosca a Toronto, e prossimamente a New York e Pechino.

Nel romanzo c’è anche molta Sicilia e temi di cocente attualità come quello dell’emigrazione e dell’esclusione.
“Se c’è un artista italiano che nel Novecento ha seguito una direzione ostinata e contraria, si chiama Antonio Ligabue (1899-1965). Nato a Zurigo da una ragazza madre di Belluno, figlio di tre padri e da ciascuno di essi abbandonato, fragile ma orgogliosamente solitario, autodidatta, geniale e visionario, Toni al mat – il matto, così veniva chiamato nella Bassa padana – è lo straordinario testimone di un secolo di distruzione e follia. Lui rappresenta ciò che vede, e vede ciò che sogna. Amplifica la realtà, immortalandola. La sua vita e le sue opere denunciano il folle ritiro dell’uomo dalla natura, che diventa un’estranea su cui esercitare il proprio dominio. Ligabue si ribella ai comandamenti di ordine e disciplina, mal tollera ogni conformismo, non per scelta ma assecondando un istinto primordiale che lo porta a trovare pace e meraviglia solo di fronte agli animali, reali o immaginari, anche trasfigurandoli, per rappresentare la ferocia degli uomini e la vita come un’eterna lotta di prevaricazione, non di sopravvivenza. In un periodo come quello che stiamo vivendo, che soffoca la fantasia e obbliga le persone a stili di vita e schemi mentali non scelti, o almeno non voluti, Il genio infelice racconta in forma di romanzo una storia tormentata ed esemplare, che è anche un potente manifesto libertario. Un inno alla creatività, alla natura e alla bellezza, mai come oggi così necessario.” (dal risvolto di copertina).

“Una fioriera, una panchina, un campo da calcetto, il cortile di una scuola: il decoro urbano si recupera con piccoli, amorevoli gesti di un’Amministrazione appassionata, stretta intorno al suo sindaco Salvatore Gallo – dichiara Silvia Mazza-. Palazzolo Acreide, che compie questi miracoli quotidiani combattendo tutte le difficoltà, in primis finanziarie, che soffocano l’attività dei Comuni siciliani, si merita il meglio che ci sia sullo scenario nazionale. Così, dopo l’istituto di fama internazionale, l’Iscr di Roma, ho deciso di portare il “Corriere della Sera”. Carlo Vulpio ha firmato grandi inchieste in Italia e all’estero, e fu tra i primi a sbarcare in Albania dopo la caduta del regime di Hoxa. Si è, poi, focalizzato sui problemi dell’immigrazione. Tema che ritorna nel romanzo, per ricordare di quando erano i calabresi, pugliesi e siciliani a scavare i trafori nelle montagne in Svizzera, perché si riteneva che potessero sopportare meglio le elevate temperature delle gallerie e su di loro la polizia apriva il fuoco perché volevano il salario in denaro e non in cibo.
La vicenda umana di Ligabue è di estrema attualità: un uomo dichiarato folle testimone del secolo per antonomasia della follia delle guerre, dei lager, e dell’emigrazione. Un uomo e un artista che si muoveva con ostinazione in direzione contraria alla catastrofe del Novecento, una Comandante Carola disobbediente per amore di libertà e giustizia”.