La colletta, come la chiama il deputato nazionale di Fratelli d’Italia, Luca Cannata, per l‘autofinanziamento del suo gruppo politico era nota ai massimi vertici del partito. Almeno, stando ad una lettera redatta dall’ex presidente di FdI di Siracusa, Giuseppe Napoli, dimessosi poco meno di un anno fa, all’alba delle elezioni europee, ed inviata, come riporta Today.it, ad Arianna Meloni, sorella del presidente del Consiglio, responsabile della segreteria politica di FdI.
Il contenuto della lettera
Un documento in cui denuncia il sistema Cannata, volto, secondo la sua ricostruzione, ad accumulare risorse “quantomeno a mio modesto parere illegittime, metodologicamente inopportune” per cui “tale rapporto conferma la mentalità politica esclusiva, base fertile per consolidare il potere accentratore” si legge nella lettera di Napoli e resa nota da Today. Napoli tira in ballo pure l’ex vicepresidente della Regione, Titti Bufardeci, padrino politico di Cannata ai tempi della militanza in Forza Italia, che, nella tesi dell’ex presidente di FdI Siracusa, avrebbe aiutato il suo pupillo.
Quando Napoli e Cannata erano in buoni rapporti
Eppure, un tempo i rapporti tra Napoli e Cannata erano buoni, anzi, quando l’attuale deputato meloniano era sindaco di Avola, l’ex presidente di FdI, ebbe alcuni incarichi da consulente legale del Comune di Avola nel 2020. Cannata giustificò quella scelta per le capacità professionali di Napoli, “che ritengo essere tra i migliori del Foro di Siracusa” disse l’allora sindaco di Avola nel giugno del 2021.
Cannata, “tutto lecito”
La Procura di Siracusa ha aperto un’inchiesta sulla vicenda e Cannata si difende e conferma che le sue condotte sono state sempre lecite. “E’ chiaro le collette e le raccolte fondi volontarie – dice Cannata- sono lecite come forme di autofinanziamento nei gruppi politici, associazioni e movimenti civici, purché rispettino alcune regole di trasparenza e correttezza. Cosa che ha seguito il nostro gruppo. Infatti i contributi volontari vengono raccolti su base libera, senza alcun obbligo, e pertanto non vi è alcuna irregolarità. È una prassi comune in molte realtà politiche e associative. Peraltro, ho letto di cifre che sono state indicate ma non corrispondono in modo assoluto”.






Commenta con Facebook