E’ tornato in libertà Marco Fazzino, l’operaio siracusano che era stato arrestato dalla polizia di Siracusa nell’ambito dell’inchiesta sulla compravendita illegale di cappelle gentilizie nel cimitero di Siracusa. La decisione è stata assunta dal gip del Tribunale di Siracusa che ha accolto la richiesta del difensore, Junio Celesti.

L’uomo, che era ai domiciliari, è stato sottoposto, però, all’obbligo di dimora a Siracusa e di firma. Insieme a lui venne arrestato il direttore del cimitero, Fabio Morabito, anche lui ai domiciliari, che, a seguito di una violazione, è stato successivamente trasferito in carcere. Entrambi sono accusati dalla magistratura di induzione indebita, abuso d’ufficio, falsità documentale e sottrazione di cadavere, per un profitto quantificato in oltre 60.000 euro.

Gli interrogatori

Fazzino, nel corso dell’interrogatorio di garanzia successivo alla misura cautelare, aveva detto di essersi limitato ad eseguire dei lavori nelle cappelle, che gli erano stati ma ha assicurato di non sapere che quest’ultime fossero state acquistate in modo illecito dietro pagamento di mazzette. Morabito, assistito dall’avvocato Francesco Favi, invece, aveva preferito avvalersi della facoltà di non rispondere.

L’inchiesta

L’inchiesta è nata dopo la denuncia da una delle vittime che, vivendo ormai lontana e rientrata a Siracusa durante le festività natalizie del 2019/2020, si era accorta che la cappella di famiglia del cimitero comunale, in cui erano state tumulate le salme dei propri congiunti, era ormai occupata da altri defunti.

Il sistema

Le attività investigative dalla Squadra Mobile avrebbero rivelato un sistema consolidato tale per cui gli indagati, avrebbero indotto i privati, spinti dal bisogno e dall’urgenza di dare sepoltura ai loro cari, a versare somme di denaro allo scopo di eludere le “lungaggini” delle procedure di evidenza pubblica, finalizzate all’assegnazione legale dei loculi e delle cappelle.

Gli altri indagati

Nel registro degli indagati, 11 in tutto, ci sono coloro che avrebbero acquistato, senza alcun titolo, le cappelle occupate da altre famiglie e poi un ex dirigente ed altri dipendenti del Comune di Siracusa che, secondo la polizia ed i magistrati della Procura di Siracusa, avrebbero coperto i due principali indagati.