La sua posizione è stata archiviata, così come quella di Gianluca Gemelli, ed oggi Ivan Lo Bello parla dell’inchiesta Tempa Rossa che portò alle dimissioni dell’allora ministro Federica Guidi, compagna proprio di Gemelli.

“Quella mattina la ricordo molto bene. Ero al bar, sotto casa, e mi chiamò un giornalista chiedendomi quale fosse il mio commento. Non sapevo cosa dovessi commentare. Mi annunciò che ero indagato con l’ accusa di associazione per delinquere”, ricorda Lo Bello in un’intervista pubblicata oggi da La Sicilia.

La mia famiglia, mia moglie e le mie figlie – aggiunge – hanno sempre creduto in me. So comunque che per loro è stato un momento difficile da affrontare”. Ma non per lui, assicura, perché “non avevo fatto nulla di nulla, e per la fiducia assoluta che ho nella magistratura”.

Ma confessa di avere avuto rabbia “per le tre settimane sulla bocca di tutti: è stato vergognoso quel che è accaduto, chi racconta i fatti dovrebbe tenere in considerazione che parla della vita delle persone, di fatti inesistenti“. Ma anche rabbia “quando l’ inchiesta ha sfiorato anche il ministro Delrio: una persona integerrima, di grande qualità”.

Un capitolo, quello dell’ inchiesta condotta dalla Procura di Roma, che Lo Bello “ha già chiuso” ed ora è “pronto a rituffarsi nei progetti della sua terra”, il Sud Est della Sicilia: Catania, Siracusa e Ragusa, con “l’ insieme di colori, odori, sapori, paesaggi”.

“Mettere insieme – chiosa Lo bello – Scicli, Noto, Ortigia, Modica, l’ Etna, fino a Taormina. Tanti campanili per un solo campanile. Non credo ci siano competitor che possano offrire di più”.