“Questo è il mio regno e la concessione la dò a chi dico io”. Sono le parole estrapolate da una conversazione intercettata dai carabinieri di Luca Costanzo, tra i 19 arrestati al termine dell’operazione Borgata e indicato dai magistrati della Dda di Catania come il leader del clan Borgata e Santa Panagia.
Il summit
Secondo gli inquirenti, l’uomo, 39 anni, e Danilo Greco, 37 anni, si sarebbero resi protagonisti della fusione delle due cosche, gestendo, attraverso una rete di spacciatori, un traffico di droga esteso in varie piazze.
Quella frase, che secondo gli inquirenti testimonierebbe la leadership di Costanzo, è relativa ad un dialogo avvenuto l’8 ottobre in via Bacchilide, a due passi da corso Gelone, tra lo stesso capo ed altri due sodali, Johnny Pezzinga, fedelissimo di Costanzo, e Franco Greco, entrambi coinvolti nell’operazione di ieri.
Le lamentele del re
In questa conversazione, il “re” si sarebbe lamentato perché un pusher, senza alcun permesso, avrebbe smerciato droga nel suo territorio. Una vicenda di cui si sarebbe interessato Davide Pincio, indicato come storico esponente del clan Santa Panagia, che avrebbe fatto da mediatore.
“La casa non c’è più”
Nei dialoghi tra Costanzo e Greco, intercettati dai carabinieri, sarebbe emerso il loro ruolo di leader anche in seno a Santa Panagia, decimato dalle sentenze di condanne delle figure apicali.
Per Costanzo, “la casa non c’è più… perché lo sai che la casa non ce ne è se non fossi uscito io… perché non ci sono più compare, non esistono compare, loro non riescono a capirlo perché loro non capiscono il danno… le scelte sbagliate sono state loro, non è nè mia, né nostra, poi queste cose gliele dirò in faccia quando mi vedo con lui e con l’altro”.
“Non mi hanno fatto trovare niente”
In questo stesso dialogo ad essere contestata è la gestione della cosca Santa Panagia: “…compare non a livello di cose a livello economico perché a livello economico compare non mi hanno fatto trovare niente, parlo anche di scelte sbagliate che hanno portato neanche a farti trovare il pavimento per terra di questa casa“.
“Io sono con te”
L’analisi di Costanzo, nella tesi degli inquirenti, sarebbe stata condivisa da Greco. “Io sono con te fino alla morte degli altri te l’ho detto sempre e te lo dico fino a quando campo”.
Il reggente diventato pentito
Nell’analisi degli inquirenti, gli errori del clan Santa Panagia, evidenziati nella conversazione tra i due indagati, riguarderebbero alcune scelte, tra cui quella di affidare la reggenza della cosca a Davide Vinci, arrestato nel luglio del 2011 e poi diventato collaboratore di giustizia, le cui dichiarazioni sono state determinanti per le inchieste antimafia che hanno demolito la consorteria mafiosa.
Le frizioni nelle rivelazioni di Capodieci
Nel fascicolo della Dda di Catania, ci sono anche le dichiarazioni di Cesco Capodieci, ex ras del Bronx, ora collaboratore di giustizia. Secondo lui, vi sarebbero state delle frizioni nel clan Santa Panagia, i cui colonnelli detenuti in carcere si sarebbero lamentati perché non percepivano gli stipendi da Costanzo e Greco.
Il timore per le scarcerazioni
Costanzo e Greco avrebbero anche parlato del futuro, di quando, insomma, gli esponenti di Santa Panagia sarebbero usciti dal carcere. “Tu devi sapere che questi quando escono hanno fame.. compare poi la fame fa fare brutte cose..”
“Sì ma anche io ho fame compare”
Le intercettazioni sul traffico di droga
Che il traffico di droga fosse la fonte di ricchezza primaria della cosca lo si è compreso anche dalle intercettazioni tra gli indagati
Costanzo: Senti una cosa ma quelli di Gianclaudio quanti erano?
Pezzinga: Io ti ho dato duemila sette e cinquanta.. due otto e cinquanta… due otto e cinquanta ti ho dato e mille li hai voluto tenere… in totale tremila e otto
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