E il D-Day per il futuro del Petrolchimico di Priolo: oggi il Consiglio dei ministri dovrà decidere la soluzione migliore, o meglio la più fattibile, per la crisi Lukoil.

Arrivato ultimo carico dalla Russia

Tra 4 giorni scatterà l’embargo alle importazioni di petrolio  dalla Russia ma è già arrivata nella rada di Augusta la nave con l’ultimo carico di grezzo da lavorare e con l’impossibilità della società di avere prestiti dalle banche, che hanno chiuso i rubinetti, per acquistare petrolio da altri paesi, il rischio dell’interruzione della produzione è molto concreto.

L’opzione deroga all’embargo è fredda

La Lukoil preferirebbe la deroga all’embargo, peraltro sollecitata dall’ex parlamentare Stefania Prestigiacomo: una soluzione che avrebbe il merito di non cambiare di una virgola l’attuale situazione, con la società che continuerebbe a comprare prodotto dalla Russia. Il Governo italiano, nel corso dell’incontro al Mise, con l’azienda e le parti sociali, ha messo sul tavolo questa opzione ma sembrerebbe essere fredda in quanto servirebbe il via libera dell’Unione europea, sebbene altri paesi beneficiano delle deroghe, come Polonia, Germania e Bulgaria.

La soluzione alla tedesca

L’altra via di uscita è la proposta avanzata dal Pd  che, primo firmatario il senatore siracusano Antonio Nicita. Secondo questa ipotesi, annunciata la settimana scorsa, lo Stato assumerebbe l’amministrazione fiduciaria delle raffinerie Isab-Lukoil per sei mesi, prorogabile di altri sei, come già accaduto in Germania con l’intervento del Governo tedesco che ha acquisito la raffineria di Schwedt, a Brandeburgo, prendendo il controllo delle attività in Germania del gigante petrolifero russo Rosneft.

I prestiti delle banche

Oltre al ‘modello’ tedesco, l’alternativa per la Raffineria Lukoil di Priolo potrebbe essere un rafforzamento delle garanzie alle banche da parte dello Stato, che ha già messo in campo Sace, per sbloccare i finanziamenti senza i quali l’azienda non potrà comprare il greggio necessario a mantenere gli impianti in produzione. Gli istituti, però, sembrano molto freddi, forse preoccupati delle possibili sanzioni, per un possibile aiuto ad una società gravitante nell’orbita della Russia anche se il Governo italiano ha assicurato che la società non è nella lista nera dell’Ue. Probabilmente, come spiegano molte autorevoli fonti politiche, le pressioni Usa sono molto forti.