Ci si gioca tutto, o quasi, il 18 novembre. A Siracusa, a partire dalla 9, ci sarà la marcia dei lavoratori del Petrolchimico per chiedere di proteggere la zona industriale dagli effetti della crisi Lukoil, mentre a Roma, nelle stesse ore, nella sede del Mise, il Governo, nel corso di un incontro con parti sociali e manager di Lukoil, proverà a varare l’operazione salvataggio delle raffinerie di Priolo.

Il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, nel corso della conferenza di stamane nella sede della Cgil dove sono stati esposti i temi della protesta, organizzata insieme alla Cisl, ha detto che sarà a Roma a quel tavolo, per cui la città saprà, in tempo reale, se una soluzione sarà trovata o meno.

La questione Lukoil

Tutto ruota attorno ai soldi che le banche dovrebbero prestare a Lukoil per poter acquistare grezzo da altri paesi che non siano la Russia, considerato che dal 5 dicembre scatterà l’embargo alle importazioni di petrolio dalla Russia, l’unico, al momento, trattato dalle raffinerie di Priolo.

Fino ad oggi gli istituti di credito hanno chiuso i rubinetti alla società proprietaria dello stabilimento temendo sanzioni per via della presenza dei russi ma di recente il Governo italiano ha prima emesso una comfort letter, attestante il fatto che la società non è oggetto di sanzioni dell’UE, e poi ha aperto alla garanzia della Sace, una controllata del Mef.

Chi parteciperà alla manifestazione

Al fianco dei lavoratori, ci saranno i sindaci della provincia, la categorie produttive, inoltre alla manifestazione hanno dato il loro sostegno la Chiesa e Confindustria. Nei giorni scorsi, si è sfilata la Uil Sicilia, che, in concomitanza con il vertice al Mise, ha preferito scegliere la strada del presidio davanti alla sede del ministero e per domani ha organizzato un’assemblea dei lavoratori della zona industriale.

“La zona industriale diventi Hub energetico” dice la Cgil

“Noi rispettiamo le determinazioni della Uil ma si tratta – dice Alosi –  di una diversa interpretazione del metodo e non del merito della manifestazione. Quella del 18 è una manifestazione corale dell’intera provincia. E’ un’occasione perché la risoluzione di questa crisi, che si sta abbattendo sulla zona industriale, la quale rappresenta oltre il 50 per cento della ricchezza del territorio, potrebbe consentirci di agguantare il futuro, a cui non intendiamo rinunciare, tra cui la trasformazione della zona industriale in un Hub energetico strategico per il paese”.

L’effetto domino

Per la Cisl, il crollo del Petrolchimico, che è il 50 per cento della ricchezza del territorio, sarebbe come uno tsunami per l’economia.

“Stiamo operando – dice Vera Carasi, segretaria della Cisl Siracusa – per la difesa non solo del Petrolchimico ma per tutto ciò che ruota attorno alla zona industriale. Certamente, l’embargo al petrolio russo ed il sequestro dell’Ias ci consentono di accendere i riflettori su questo asset strategico ma un suo crollo sarebbe devastante per l’intera economia circolare, perché perdere di colpo il 50 per cento di Pil avrebbe l’effetto di un terremoto distruttivo. Pensiamo al commercio, tanto per fare un esempio: già colpito dal commercio online, sarebbe devastato visto che per 10 mila lavoratori, tra diretti ed indotto della zona industriale, non ci sarebbero più redditi”.

Il sindaco

“Chiederò con forza – ha detto il sindaco di Siracusa – garanzie al Governo, del resto il Petrolchimico, in virtù del contributo energetico che dà al paese, è un tema di sicurezza nazionale, tenuto conto anche della situazione internazionale. Dobbiamo guardare al futuro, il territorio deve intercettare la Transizione energetica”.

 

 

 

Articoli correlati