“Per la vicenda Lukoil, l’unica strada è la garanzia di un istituto finanziario pubblico”. Lo afferma a BlogSicilia l’ex parlamentare nazionale, Stefania Prestigiacomo, esperta di zona industriale, promotrice, prima dello scioglimento delle Camere, di un emendamento al Decreto aiuti del Governo Draghi al fine di usare lo scudo della Sace, società per azioni del Mise, per “convincere” le banche a sbloccare le linee di credito alla società proprietaria delle raffinerie Isab Lukoil, impossibilitata ad acquistare greggio dai paesi diversi dalla Russia.

Sace o Cassa depositi e prestiti

“La soluzione può essere trovata anche con la Cassa depositi e prestiti, l’importante è che vi sia l’intervento di un istituto finanziario pubblico in grado di fornire una garanzia solida” spiega l’ex ministro dell’Ambiente del Governo Berlusconi.

L’importanza della garanzia pubblica

Della garanzia pubblica ha anche parlato il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, resosi conto che la lettera del Comitato per la sicurezza finanziaria è acqua fresca per le banche, timorose, senza la protezione dello Stato, di incappare nelle sanzioni per aiuti ad un paese entrato nella lista nera dell’Ue e del mondo occidentale.

Il nodo della sede in Svizzera

C’è, però, un problema legato alla società controllante delle raffineria Isab Lukoil: la sua sede legale, che si trova in Svizzera. Un nodo che, però, potrebbe essere sciolto con una soluzione politica.

Le pressioni Usa

Sebbene sia una questione di politica interna, la vicenda Lukoil e soprattutto la garanzia dello Stato italiano rientrano nella sfera della politica estera. Gli Stati Uniti, come ammesso la settimana scorsa da un autorevole esponente politico italiano, presente al meeting di geopolitica tenutosi a Siracusa, esercitano delle pressioni forti in chiave anti Russia sia con i paesi dell’Ue sia con gli istituti di credito, specie quando di mezzo c’è il petrolio.

E la prova starebbe nella video inchiesta del Wall Street Journal, per cui le raffinerie Lukoil, consentono al greggio russo, l’unico al momento trattato dal colosso petrolifero, di aggirare le sanzioni americane e di arrivare così negli Stati Uniti, in particolare nel Texas.

L’effetto domino

Se non si trovasse una soluzione, la produzione nel Petrolchimico si arresterebbe ed avrebbe un effetto domino anche sul porto di Augusta, i cui profitti maggiori provengono dalle navi petroliere ormeggiate nella rada.

Il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo

Dunque, uno dei porti più importanti italiani perderebbe risorse e competitività, nonostante la sua posizione geografica strategica, al centro del Mediterraneo, dove si sta giocando una partita geopolitica delicata per via della situazione nel Nord Africa, con paesi con grosse criticità come Libia, Tunisia ed Egitto.

Il Nord Africa e le fibrillazioni in Iran

Del ruolo fondamentale nel Mediterraneo ne ha parlato a Siracusa l’ex ministro degli Esteri della Germania, Joseph Martin “Joschka” Fischer, per cui rafforzare i porti in quest’area significherebbe, per l’Europa, avere una posizione privilegiata non solo per le questioni del Nord Africa ma anche alla luce dell’instabilità di alcune potenze regionali, come l’Iran e delle fibrillazioni tra Grecia e Turchia.

 

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