Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha incontrato i vertici di Isab-Lukoil in merito alla grave crisi dello stabilimento, al centro di una partita internazionale, che rischia di affossare una fetta importante dell’economia dell’isola. Il Governatore assicura che c’è una interlocuzione con il Governo nazionale per sbloccare la situazione.

“Soluzione in tempi brevi”

“Conosciamo bene le problematiche legate alla vicenda Isab-Lukoil di Priolo e ho già avviato un’interlocuzione con il governo nazionale perché si possa avere un’attenzione particolare che consenta di arrivare in tempi brevi a una soluzione positiva per l’impianto siracusano e per le migliaia di lavoratori tra azienda e indotto che vi operano” ha detto il presidente della Regione al termine dell’incontro a Palazzo d’Orléans con il direttore generale della Lukoil Eugene Maniakhine e il vice presidente Isab-Lukoil Claudio Geraci.

Preoccupazione per lavoro ed economia

“Sappiamo che il tempo stringe e la Sicilia non può permettersi di perdere né un’azienda così strategica per l’energia né posti di lavoro – aggiunge Schifani – C’è in gioco la vita di mille dipendenti e di quasi 2mila lavoratori dell’indotto, ma considerata la rilevanza dell’impianto e la connessione tra imprese del tessuto produttivo locale non sfugge che a rischio ci sono almeno 10mila posti di lavoro. La mia attenzione sulla vicenda, che riguarda non soltanto una intera provincia ma anche tutta la nostra Regione, è massima e anche quella del governo nazionale”, conclude il presidente Schifani.

L’effetto domino sul porto di Augusta

La crisi Lukoil avrà effetti negativi anche sull’attività del porto di Augusta. Dal 5 dicembre scatterà l’embargo alle importazioni di greggio dalla Russia, l’unico al momento lavorato nelle raffinerie della Isab-Lukoil, per cui se alla società proprietaria dello stabilimento le banche non sbloccheranno le linee di credito per acquistare petrolio in altri paesi, la produzione si interromperà. Questo vuol dire che non arriveranno più navi petroliere nella rada di Augusta, che, di colpo, si troverebbe con profitti notevolmente ridotti.

 

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