“Mi manda Pinnintula, ti manda a dire che siccome si deve fare un processo in Cassazione se gli potessi dare 25 0 30″.

La prima minaccia

E’ una frase pronunciata ad un commerciante di Avola, secondo la ricostruzione dei magistrati della Dda di Catania e dei carabinieri di Siracusa, da Paolo Masuzzo, 60 anni, di Noto, tratto in arrestato questa notte, insieme ad Antonino Carbè, 47 anni, avolese, entrambi accusati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Tirato in ballo il clan Pinnintula di Noto

Nella tesi degli inquirenti, i due indagati, che sono in carcere, avrebbero preteso una somma in denaro, tra i 25 ed i 30 mila euro, dalla vittima, spendendo il nome della famiglia Pinnintula, indicata dalla Procura distrettuale di Catania come la cosca che controlla gli affari illeciti, dalle estorsioni al traffico di droga, nella zona sud del Siracusano, con Noto come quartier generale.

La seconda visita alla vittima

Quella frase sarebbe relativa ad un incontro avvenuto il 25 marzo del 2021 ma il commerciante, che non ha mai pagato un centesimo, anzi ha denunciato tutto ai carabinieri, avrebbe lasciato cadere la cosa. Solo che sei giorni dopo, al suo cospetto, si sarebbe presentato Antonino Carbè, e da quanto riferito dall’esercente agli investigatori, gli avrebbe reiterato la richiesta in denaro, rispolverando, ancora una volta, il nome della famiglia Pinnintula.

“Sappiamo tutto della tua questione finanziaria”

“Sono venuto per il fatto di Pinnintula, vedi se gli puoi dare la metà dei soldi che ti hanno richiesto in precedenza” avrebbe detto il 47enne al commerciante. Non avendo avuto riscontro, dalle indagini condotte dai carabinieri del comando provinciale di Siracusa, Carbè sarebbe tornato alla carica nei giorni successivi, in particolare si sarebbe recato dall’esercente l’8 aprile del 2021.

“E’ inutile che ti nascondi perché noi sappiamo tutto della tua questione finanziaria e delle tue disponibilità economiche… sapi pili e piliceddi dei tuoi conti bancari, anche quanti pila ha ndo culu”.