• Per i familiari del militare la morte è legata al vaccino
  • La Procura sostiene che la vittima aveva contratto il Covid19
  • Le due tesi a confronto

Stefano Paternò è defunto a causa del vaccino”. Lo affermano i familiari del militare dopo la lettura della perizia dei 4 consulenti della Procura di Siracusa relativa all’autopsia, ai test istologici e tossicologici sulla salma del 43enne in servizio alla Marina militare di Augusta, deceduto il 9 marzo nella sua abitazione, a Paternò, nelle ore successive alla somministrazione di una dose del vaccino AstraZeneca.

“Andremo fino in fondo”

Secondo quanto sostenuto dalla studio legale Seminara e associati, la famiglia di Paternò “eserciterà tutti i suoi diritti, jure proprio e jure hereditatis, comunque connessi al decesso del loro caro congiunto”.

La relazione dei periti

I consulenti della Procura di Siracusa hanno indicato che, in merito al decesso del militare, “sussiste correlazione eziologica tra il decesso e la somministrazione del vaccino avente codice lotto fiala ABV2856 intervenuta presso l’ospedale militare di Augusta in data 8 marzo 2021”.

Questo passaggio della relazione è il punto cardine della tesi della difesa della famiglia Paternò ma secondo quanto emerge nella ricostruzione dei magistrati di Siracusa, il Procuratore, Sabrina Gambino ed il sostituto Gaetano Bono, c’è dell’altro nella relazione dei periti.

La tesi della Procura

In sostanza, gli inquirenti, pur confermando “la sussistenza di una relazione causa-effetto con la somministrazione del vaccino AstraZeneca”, ritengono che il farmaco abbia esasperato una condizione della vittima, di cui lui stesso non era a conoscenza.

Nello specifico, i magistrati sostengono che la dose inoculata  avrebbe aumentato in modo esponenziale la barriera immunitaria della vittima, che l’aveva acquisita senza saperlo, a causa di una pregressa infezione da Covid19, insinuatosi in modo silente.  E quel muro eccessivo di anticorpi lo avrebbe stroncato, causandogli uno stress respiratorio.

La fatalità

Insomma, se il militare non avesse contratto il Covid19 si sarebbe salvato così come se fosse stato sottoposto al test molecolare avrebbe scoperto la verità ma in quel periodo nelle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, recepite dal ministero della salute, non era necessario effettuare prima della vaccinazione uno screening sierologico per rilevare l’eventuale presenza di anticorpi e quindi sapere di avere contratto il virus senza esserne a conoscenza. Le circostanze non sono state, dunque, favorevoli al militare di 43 anni.

“Decesso legato alla risposta individuale”

“Il decesso di Paternò, infatti, è ascrivibile -fanno sapere dalla Procura di Siracusa – alla sua risposta individuale al vaccino, in virtù della concomitanza con la pregressa infezione da SARS-Cov2, decorsa del tutto asintomatica (come testimoniato dalla debole positività ai tamponi molecolari e dalla presenza di IgG a titolo significativo, ma non di IgM) e ciò ha comportato una risposta anticorpale che si è aggiunta alla risposta immunitaria del vaccino, comportando una risposta infiammatoria esagerata”.

Per cui, “è bene però precisare, anche al fine di evitare la diffusione di fake news o la strumentalizzazione della notizia in chiave antivaccinale, che ciò non implica affatto un problema di sicurezza del vaccino AstraZeneca/Vaxzevria” spiegano i magistrati.

 

 

 

 

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