- L’inchiesta sulla morte del parà siracusano Emanuele Scieri
- Il legale della famiglia ha chiesto di citare in giudizio il ministero della Difesa
- La Cassazione dovrà decidere se dare la competenza alla Procura militare o a quella ordinaria
Il legale della famiglia Scieri, avvocato Alessandra Furnari, ha chiesto oggi al giudice dell’udienza preliminare della Procura militare di Roma Pietro Murano, di citare in giudizio come responsabile civile il ministero della Difesa, nel processo per la morte di Emanuele, il parà siracusano ucciso nella caserma “Gamerra” di Pisa nell’agosto 1999. C’è un’altra inchiesta, quella della Procura ordinaria di Pisa, per cui c’è una richiesta di rinvio a giudizio per 5 persone. La Cassazione dovrà decidere quale delle due Procura avrà la competenza per la conduzione del processo
Omicidio volontario
Nell’ambito del procedimento della Procura militare, sono accusati di omicidio volontario con l’aggravante dei futili motivi i tre ex caporali della Folgore, Alessandro Panella, Luigi Zabara e Andrea Antico e i due ex ufficiali, accusati di favoreggiamento, Enrico Celentano, all’epoca dei fatti comandante dei paracadutisti, e Salvatore Romondia.
Attesa per la decisione del gup
La decisione sulla citazione del ministero sarà presa nella prossima udienza fissata per il 29 marzo. Oggi intanto è stata ammessa la costituzione di parte civile della famiglia Scieri al processo, mentre il giudice ha respinto la richiesta dell’associazione Giustizia per Lele, perché ha ritenuto che non vi fosse il diritto soggettivo previsto dal codice per vedere riconosciuta la costituzione.
La delusione della famiglia
“Dispiace per l’esclusione dal processo dell’associazione – ha commentato Francesco Scieri, fratello di Emanuele – ma continuerà a essere il megafono della voce della famiglia e a battersi insieme a noi per arrivare finalmente a ottenere giustizia”. Il 23 febbraio la corte di cassazione si esprimerà sul conflitto di attribuzione sollevato dalle difese degli imputati che contestano la competenza militare sull’inchiesta per la quale sono tuttora pendenti due procedimenti presso il tribunale di Pisa e il tribunale militare di Roma.
Il fratello del parà
“Noi chiediamo – ha concluso Scieri – che sia un giudice a pronunciarsi su questa vicenda e non abbiamo preferenze, anche se qui sono a giudizio gli ufficiali che avevano il dovere di vigilare e non lo hanno fatto. A noi interessa una sentenza che restituisca dignità a mio fratello ma anche al corpo della Folgore. Nostro padre ci ha insegnato il senso del dovere, quello che la notte del 13 agosto 1999, invece, in quella caserma, è venuto meno”.
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