Era l’enfant prodige dell’imprenditoria siciliana Ivanhoe Lo Bello, siracusano, ex vicepresidente nazionale di Confindustria, morto nelle ore scorse a Catania dove viveva.  A stroncarlo a 63 anni è stata una malattia che nel corso degli ultimi anni lo ha debilitato, sottraendolo dalle luci dei riflettori che si erano accese nel 1999, l’anno in cui iniziò la sua scalata nell’associazione degli industriali.

La scalata

Dopo la laurea in Giurisprudenza a Catania, emerge il suo spiccato senso degli affari ed inizia nell’impresa di famiglia, la Fosfovit, diventandone il presidente a 35 anni ma Lo Bello corre ed anche molto velocemente al punto da entrare nel Cda del Banco di Sicilia. All’alba del Terzo millennio assume le redini di Confindustria Siracusa e le tiene per due mandati salvo poi prendere il timone di Confindustria Sicilia.

Il paladino dell’antimafia

E’ qui che compie il salto di qualità, dichiarando guerra alla mafia con l’introduzione del codice etico, condito da un slogan deflagrante: “Chi paga il pizzo verrà espulso”. Diventa popolare, le tv se lo contendono e la simpatia dei media gli aprono le porte della Città eterna: la sua incoronazione a vicepresidente di Confindustria e poi la presidenza di Unioncamere rappresentano l’apice del suo successo.

Il passaggio di consegne con Montante

Il suo posto in Sicilia lo assume Antonello Montante e da lì in poi inizia il lungo e drammatico tramonto di Ivan Lo Bello. Entrambi finiscono nel tritacarne giudiziario, Montante è accusato dalla Procura di Caltanissetta di avere creato un sistema di potere, intriso di ricatti, mistificazioni e segreti capace di farlo diventare uno degli uomini più potenti in Italia.

I guai giudiziari ed il sistema Montante

Per gli inquirenti, Montante, definito negli anni del suo successo un paladino dell’antimafia, era stato capace di condizionare il Governo regionale, all’epoca guidato da Rosario Crocetta, influenzando la distribuzione di risorse e determinando le carriere di politici ed uomini delle istituzioni.

Ma dietro il cosiddetto sistema Montante non c’era un’associazione criminale come hanno stabilito i magistrati della sesta sezione penale della Corte di Cassazione che hanno annullato senza rinvio la condanna a 8 anni, limitatamente all’accusa di associazione per delinquere per l’ex presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, che era stato condannato in Appello a 8 anni per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo al sistema informatico. I giudici della sesta sezione penale, presidente Giorgio Fidelbo, hanno disposto l’Appello bis per il ricalcolo della pena.

L’inchiesta della Procura di Potenza e l’archiviazione

Lo Bello, invece, nel 2016, viene indagato dalla Procura di Potenza per associazione a delinquere e traffico di influenze, in particolare è accusato di aver fatto pressioni sull’ex ministro Delrio per la conferma di una persona a lui gradita nell’Autorità portuale di Augusta. Quel castello accusatorio si sbriciola fino all’archiviazione per l’imprenditore siracusano.

Lo scontro tra Montante e Lo Bello

Il declino di Lo Bello è inevitabilmente coinciso con la scalata di Montante che, in qualche circostanza, avrebbe messo paura all’imprenditore siracusano. Lo si evince in un articolo del quotidiano nazionale Domani che riporta stralci di intercettazioni di Montante, in particolare una del 13 giugno del 2015 in cui si sarebbe discusso di un incontro avvenuto il 5 marzo 2015 nell’Hotel Majestic di Roma.

La paura ed il pianto

A quanto pare Lo Bello  si sarebbe opposto di firmare un documento redatto da Montante per attestargli solidarietà nel corso di una riunione alla quale partecipò anche l’avvocato Antonio Ingroia. Per tutta risposta, Montante si sarebbe reso protagonista di una reazione talmente violenta da giungere quasi alle mani con Lo Bello, il quale si sarebbe allontanato “piangendo a dirotto e in stato di estrema agitazione e paura, mandando messaggi allarmati alla Vancheri (l’ex assessore regionale) che aveva pure assistito all’ incontro”.

Il cordoglio del sindaco di Siracusa

“Se n’è andato un uomo di rara intelligenza e dotato di una non comune capacità di leggere la realtà e offrire soluzioni sempre volte alla crescita civile ed economica di Siracusa e della Sicilia”. Così il sindaco, Francesco Italia, commenta la scomparsa di Ivan Lo Bello.

“Solo tra qualche tempo si comprenderà la portata del “lascito” di Ivan Lo Bello. Il suo nome resterà impresso nella storia cittadina, siciliana e nazionale per intelligenza e visione strategica, per le battaglie di legalità, per le intuizioni culturali, per le sue Idee smaglianti”. Con queste parole l’ex assessore regionale, Fabio Granata ha commentato la scomparsa di Ivan Lo Bello.

I funerali dell’imprenditore si terranno giovedì alle 15,30 nella chiesa di San Biagio, a Catania.