C’è uno spiraglio di luce per il futuro dello stabilimento Isab di Priolo. Il 5 dicembre entra in vigore l’embargo dell’acquisto di petrolio russo e la produzione siciliana si potrebbe bloccare. Lo stabilimento, infatti, è di proprietà della compagnia russa Lukoil.

Il 18 novembre a Roma il vertice sul futuro Isab di Priolo

Il prossimo 18 novembre si terrà a Roma un incontro tra il presidente della Regione siciliana Renato Schifani e il Ministro dello Sviluppo Economico Adolfo Urso per stabilire una road map per tentare di salvare i livelli occupazionali di quello stabilimento. Un assist prezioso arriva dal Parlamento. Grazie a un ordine del giorno   presentato a corredo del decreto “Aiuti-ter” dai parlamentari di Forza Italia Giorgio Mulè e Paolo Emilio Russo, il governo nazionale ha accolto la proposta di “individuare gli interventi più idonei a consentire la prosecuzione dell’attività dello stabilimento di Priolo e per tutelare i livelli occupazionali'”.

Mulè: Isab è stabilimento essenziale per l’economia siciliana

Le ragioni politiche di questo ordine del giorno vengono così spiegate da  Mulè e Russo: “Le attività dello stabilimento Isab di Priolo Gargallo sono essenziali per la Sicilia, coinvolgono circa diecimila famiglie: è dunque necessario in vista del 5 dicembre quando entrerà  in vigore l’embargo sull’ acquisto di petrolio russo scongiurare le  conseguenze che questo provocherebbe sul tessuto sociale ed economico”.

“Il tavolo istituzionale promosso presso il ministero dello Sviluppo economico –spiegano i  parlamentari azzurri, facendo riferimento all’incontro che si terrà il 18 novembre – unito all’impegno accolto oggi dal governo su nostra iniziativa costituiscono la certezza di un approccio concreto alla questione”.

Dal 5 dicembre la mannaia dell’embargo al petrolio russo

Fino ad oggi i prodotti raffinati dalla Isab di Priolo non sono stati colpiti dall’embargo. Le sanzioni prevedono l’esclusione per il greggio “sostanzialmente trasformato in prodotto fatto all’estero”. Una volta trasformato a Priolo, la seconda raffineria più grande d’Italia e la quinta in Europa, il petrolio russo diventa così “prodotto italiano” e finisce per rifornire gli  impianti  statunitensi della Exxon in Texas o in New Jersey in quelli della Lukoil(negli Usa ha 230 stazioni di servizio in 11 Stati). Prima delle sanzioni, la raffineria di Priolo trattava il greggio proveniente da vari Paesi, ora – secondo un’inchiesta del Wall Street Journal –  il 93% arriva dalla Russia. Il 5 dicembre, però, le sanzioni verranno estese ed impediranno queste transazioni.

A Priolo petrolio non russo con garanzie finanziarie Sace

Per ovviare a questa situazione e non fermare le attività dello stabilimento si punta a far lavorare a Priolo il petrolio proveniente da altri paesi. Con la Sace, la società per azione controllata dal ministero delle Finanze ed Economia (Mef), pronta a fornire lo scudo alle banche, che erogheranno  il prestito alla società proprietaria delle raffinerie di Priolo affinchè possa acquistare grezzo da altri paesi e proseguire l’attività produttiva, superando, così, l’ostacolo dell’embargo alle importazioni di petrolio russo, l’unico, al momento, lavorato negli stabilimenti.