• I Ris di Messina compiranno la perizia balistica sull’arma usata per il delitto Boscarino
  • Sotto processo ci sono tre priolesi condannati in primo grado all’ergastolo
  • La svolta è arrivata con la confessione di uno degli imputati
  • E’ stato lui a svelare il nascondiglio dell’arma

E’ stata affidata ai carabinieri del Ris di Messina la perizia balistica sulla pistola  calibro 9, usata per l’omicidio di Alessio Boscarino, ammazzato a colpi di pistola nella notte tra il 3 ed il 4 dicembre del 2016 in via Tasso, a Priolo.  Secondo la tesi della Procura di Siracusa, il delitto è legato ad un regolamento di conti tra bande per la gestione del traffico di droga.

Processo in Appello

L’incarico è stato assegnato dai giudici della Corte di Assise di Catania dove si sta svolgendo il processo che vede come imputati Christian De Simone, 35 anni, il fratello Roberto, 28 anni, e Davide Greco, 31 anni, difesi dagli avvocati Puccio Forestiere, Sebastiano Troia ed Antonio Zizzi.

La confessione

In primo grado, sono stati condannati all’ergastolo ma hanno sempre negato di aver preso parte all’assassinio solo che, nei mesi scorsi, c’è stata la svolta con la confessione di Christian De Simone,  autoaccusatosi del delitto, spiegando, però, di aver agito “perché Boscarino ha minacciato di morte la mia famiglia e danneggiato una nostra auto”.

La lite con la vittima

Ci sarebbe stata una lite tra i due e, secondo la tesi dell’imputato, il pericolo per l’incolumità per la moglie lo avrebbe spinto ad armarsi e sparare alla vittima, affermando, contestualmente, che il fratello e Greco avevano provato a fermarlo. Peraltro, è stato lo stesso trentacinquenne a fornire alla polizia il luogo in cui nascose la pistola, rinvenuta dagli agenti del commissariato di Priolo in una zona di campagna di Priolo.

La moglie come testimone

Nella prossima udienza, allo scopo di trovare conferme alle rivelazioni del 35enne, i giudici sentiranno la moglie di quest’ultimo e poi i due poliziotti che hanno trovato l’arma.

La svolta

La svolta clamorosa al processo è arrivata quando ha deposto un collaboratore di giustizia, Sebastiano Sardo, ex appartenente al clan Cappello di Catania, che ha ricordato di aver incontrato Christian De Simone poco dopo il delitto. Il pentito ha detto che il 35enne, stando al suo racconto, avrebbe ucciso Boscarino in un gesto d’impeto per le minacce di morte ai familiari di De Simone ed il danneggiamento di un’auto.