A svelare per primo che Angelo De Simone, il 27enne siracusano trovato senza vita nel febbraio del 2016, non si era suicidato, impiccandosi nel cortile di casa sua, ma che era rimasto vittima di un omicidio è stato un collaboratore di giustizia, Mattia Greco. Emerge in una deposizione dello stesso pentito il 5 maggio del 2018, due anni dopo il decesso della vittima, citata nella memoria della difesa della famiglia del 27enne, rappresentata dall’avvocato David Buscemi.
Greco avrebbe, in sostanza, appreso da altri detenuti, che “Angelo De Simone era stato ucciso da Luigi Cavarra e Giancarlo De Benedictis i quali avevano inscenato un suicidio”. Una tesi accolta dal sostituto procuratore di Siracusa, Gaetano Bono, che, infatti, nei giorni scorsi, ha notificato l’avviso di conclusione indagini per omicidio a De Benedictis, nessun provvedimento, invece, è stato adottato per Cavarra, deceduto nel 2018.
Ma la testimonianza di Greco, in quel periodo, non fu ritenuta solida dall’allora pm di Siracusa, che chiese al gip del Tribunale di Siracusa l’archiviazione del procedimento.
“In assenza di elementi oggettivi che permettano – si legge nella richiesta di archiviazione – che permettano quantomeno di profilare l’omicidio al posto del suicidio le voci correnti sulla responsabilità di Cavarra nell’omicidio non sono sufficienti a fondare qualsivoglia tipo di accusa ed a continuare le indagini”.
Non solo, nella stessa richiesta di archiviazione l’allora pm ritenne che “gli accertamenti tecnici chiesti dal Gip sugli indumenti del De Simone e sul laccio che ne sosteneva il corpo non hanno portato ad alcun elemento utile”.
Non fu solo Mattia Greco a parlare della vicenda di Angelo De Simone, nell’aprile del 2018 fu pubblicato un post sul sito La spia in cui si affermava che ad uccidere il 27enne siracusano era stato Luigi Cavarra, deceduto in quei giorni. Gli inquirenti riuscirono a risalire all’identità dell’autore di quel messaggio: era una donna che, sentita il 26 ottobre del 2018, avrebbe detto che le accuse su Cavarra “le aveva sentite in giro”.
In un primo momento, si era ipotizzato che il delitto fosse riconducibile ad un contrasto legati ai traffici di droga, considerata l’appartenenza di De Benedictis al clan Bronx (è stato condannato in Appello a 19 anni) e di Cavarra alla cosca Bottaro-Attanasio. Invece, sarebbe emersa una relazione tra De Simone ed una donna, legata a De Benedictis.