“I periti non hanno saputo rispondere alle domande in relazione all’inclinazione del corpo di nostra figlia”. Lo affermano Erasmo e Donata Gioia, i genitori di Licia Gioia, la carabiniera trovata morta due anni fa nella sua abitazione, per il cui decesso è sotto processo per omicidio il marito, Francesco Ferrari, 46 anni, agente in servizio alla Questura di Siracusa.
Ieri si è svolta l’udienza al palazzo di giustizia di Siracusa ed i periti del gup, Salvatore Palmeri, hanno sostanzialmente spiegato che il decesso sarebbe riconducibile ad un suicidio, contro la tesi non solo della famiglia ma soprattutto del pm, Gaetano Bono, titolare del fascicolo di inchiesta.
“Da quanto è emerso – spiegano Erasmo e Donata Gioia, difesi dall’avvocato Aldo Ganci – per come è stata trovata nostra figlia l’ipotesi del suicidio è impossibile. Hanno portato in aula la testa di polistirolo, mettendo anche dei capelli, secondo me per fare effetto, infatti avevano lo stesso colore di quelli di Licia. Ma si sono guardati bene dall’inclinare la testa, che è un elemento discriminante in questa faccenda. Nostra figlia è stata ammazzata”.
Al centro di questa drammatica vicenda ci sarebbe la gelosia e secondo l’ipotesi della Procura il marito, al culmine di una lite in casa, dove c’era anche il figlio dell’uomo avuto da un precedente matrimonio, avrebbe premuto il grilletto, uccidendo la donna, 32 anni. Una ricostruzione del tutto rigettata dalla difesa dell’imputato, che, sostenendo la tesi del suicidio, avrebbe fornito un quadro psichico complesso della moglie, dilaniata dalla gelosia, dai problemi in ufficio con dei suoi colleghi e dalla circostanza di non aver avuto ancora un figlio.
“Se c’era una persona gelosa tra i due era certamente Ferrari che a proposito degli allenamenti in palestra di mia figlia voleva che andassero sempre insieme. Inoltre, nutriva fastidio quando Licia andava a prendere il caffè con i suoi colleghi” ha sempre spiegato la madre della donna, Donata Gioia, che insieme al marito Erasmo, non si è mai persa un’udienza.
Nella prossima udienza, il 26 marzo, ci sarà spazio per la requisitoria del pm e le arringhe degli avvocati: il processo, comunque, sta per volgere al termine.
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