A svelare ai magistrati della Procura di Siracusa dell’omicidio di Sebastiano Greco è stato il presunto autore del delitto, Antonino Milone 37 anni, lentinese, nel corso dei due interrogatori davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Siracusa.

Nella sua deposizione, il trentasettenne, difeso dall’avvocato Giuseppe Di Mari, avrebbe spiegato che, nei mesi precedenti al delitto, Greco, ex gestore di un distributore di benzina, avrebbe venduto una partita di cocaina, consegnata alla compagna di Milone, poi, però, posta sotto sequestro. Solo che, secondo la tesi dell’indagato, Greco avrebbe voluto i soldi ed a quel punto sarebbero sorte delle divergenze tra i due ma Milone, stando alla sua testimonianza, avrebbe temuto per la sua incolumità.

E quel timore per la propria vita avrebbe scatenato una reazione violenta, culminata nell’ottobre scorso con l’uccisione di Greco, ucciso a colpi di pistola Lentini, in prossimità di un panificio, sotto gli occhi del figlioletto. Insieme a Milone,  quel giorno c’era Antony Shasa Bosco, 29 anni, arrestato nei giorni successivi al delitto ma destinatario, insieme ad Alfio Caramella, 48 anni, e ad Antonino Milone, 37 anni, di una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per ricettazione, detenzione e porto illegale di armi da fuoco, sia da guerra sia comuni da sparo, nonché di munizionamento di vario calibro,  emessa dal gup, Francesco Alligo ed eseguita dai carabinieri della Compagnia di Augusta.

Bosco, difeso dagli avvocati Junio Celesti e Rosario Frigillito, ha negato la sua partecipazione al delitto, come aveva peraltro fatto nell’interrogatorio successivo al suo primo arresto. Ha raccontato, infatti, di non aver mai saputo delle intenzioni di Milone, con cui è arrivato in sella ad uno scooter su quello che sarebbe diventato il luogo del delitto. Secondo quanto svelato dal ventottenne, Milone, dopo aver discusso e litigato con Greco, sarebbe sceso dal ciclomotore in modo improvviso e dopo aver estratto le armi ha sparato. Per l’indagato non con le intenzioni di ammazzarlo ma solo per dargli un avvertimento, non sono, però, di questo avviso i carabinieri e la polizia che hanno condotto le indagini. Bosco, durante la sua lunga deposizione, avrebbe anche detto di essere scappato insieme a Milone perché quest’ultimo lo avrebbe minacciato.

Secondo la Procura di Siracusa, le armi per ammazzare Greco, due pistole, una Beretta calibro 22 e una calibro 9 modello P38, sarebbero state prelevate dal garage di Caramella.