“Mi sono sentita sempre sola: solitamente, noi famiglie di vittime della strada viviamo da un lato con vuoto dentro dovuto alla perdita di un parente, nel mio caso di un figlio e dall’altro avvertiamo l’abbandono delle istituzioni”.

Il dramma di Renzo e la condanna in primo grado

E’ il commento amaro di Lucia Formosa, la madre di Renzo, il 15enne vittima di un incidente stradale avvenuto nell’aprile del 2017 in via Cannizzo, a Siracusa. Il giovane, che era in sella al suo scooter, è stato falciato da una macchina, guidata da un altro giovane, Santo Salerno, condannato in primo grado, con l’accusa di omicidio stradale, a 4 anni di reclusione.

“Dal Tribunale nessun messaggio forte”

“Da un giorno all’altro ci siamo dovuti inventare una vita nuova e terribile senza i nostri figli accanto e l’aspetto che fa male è questo senso di ingiustizia. Per quanto mi riguarda, dal Tribunale non è passato alcun messaggio forte per fare capire che quando si uccide in strada si deve pagare“.

Cosa è accaduto nel processo in primo grado

La difesa di Salerno, figlio di un agente di Polizia municipale, aveva presentato 4 richieste di patteggiamento tutte respinte, a quel punto ne è scaturito un processo. Il pm, Gaetano Bono, ora in servizio alla Procura di Caltanissetta, aveva chiesto, al termine della requisitoria, 7 anni e 6 mesi di reclusione ma avendo i legali dell’imputato optato per il rito abbreviato, che impone uno sconto di pena, la richiesta era scesa a 5 anni mentre la famiglia della vittima, rappresentata dall’avvocato Gianluca Caruso, si era espressa per il massimo consentito dalla legge.

Imputato ha presentato ricorso in Appello

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Appello ma non ci sono notizie, al momento, sull’udienza al Tribunale di Catania.

L’archiviazione di due agenti di Polizia municipale

Nell’inchiesta della Procura di Siracusa erano finiti due agenti di Polizia municipale, Francesco Callea e Francesco Gualtieri, indagati per abuso di ufficio ed omissione di atti d‘ufficio, la cui posizione, però, è stata, successivamente archiviata.

Erano stati loro a compiere i rilievi sull’incidente stradale in cui perse poi la vita Renzo Formosa e l’indagine nei loro confronti fu avviata dopo la denuncia della famiglia del ragazzo per cui i due vigili urbani avrebbero avuto un comportamento tutt’altro che trasparente.

Le contestazioni della famiglia di Renzo

Le contestazioni della famiglia della vittima hanno interessato alcune circostanze, tra cui quella per cui il conducente dell’auto non venne sottoposto all’esame per accertare se avesse assunto sostanze alcoliche o stupefacenti. Inoltre, i parenti del minore hanno mostrato più di una perplessità sul fatto che, nonostante il mezzo guidato dal ventiquattrenne non avesse copertura assicurativa, allo stesso giovane  non è stata sospesa la patente.

La tesi della Procura

In riferimento ai test sulla presenza di alcool o di droga nel sangue, il magistrato ha affermato nella richiesta di archiviazione che “tale obbligo non esiste”. Inoltre, il mancato ritiro della patente è stato lecito. “Il ritiro della patente – scrive il magistrato nella sua richiesta – presuppone da parte degli agenti operanti una individuazione certa del responsabile dell’incidente, generalmente collegata ad una percezione diretta dell’evento o a una numerosità e convergenza delle testimonianze raccolte tale da non lasciare dubbi sulla ricostruzione dell’evento”.

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