Poco dopo essere arrivati in via Romagnoli, in prossimità dell’ingresso del Parco archeologico di Siracusa, dove vi sono vi sono tesori come il Teatro greco, due parcheggiatori abusivi hanno trovato gli agenti di polizia. Sono stati invitati ad andarsene e loro, secondo quanto svelato da una fonte investigativa, si sarebbero legati con del nastro adesivo alla macchinette che emettono i tagliandi per il parcheggio. A quanto pare, avrebbero rivendicato il diritto a mantenere le proprie famiglie ma gli agenti hanno presidiato la zona, fino a quando gli abusivi sono andati via. Con la riapertura del Parco archeologico e l’arrivo dei visitatori, pensavano che sarebbe stata l’occasione per mettersi da parte dei soldi ma il loro piano è andato male.

Nei mesi scorsi, prima del lockdown, gli stessi della Questura di Siracusa avevano portato a termine una operazione contro i parcheggiatori abusivi nella zona di via Romagnoli. In quell’occasione fu individuato un uomo di 36 anni, peraltro destinatario del Daspo che aveva rimediato nel settembre scorso.

Secondo quanto emerso nell’indagine, il trentaseienne avrebbe avuto con se tagliandi per il parcheggio e divisa di ordinanza contraffatta per ingannare gli automobilisti ma è stato uno di questi ad invocare l’intervento della polizia. Le richieste per il posteggio della macchina andavano dai 2 fino ai 5 euro.

Si tratta di una zona molto calda quella di via Ettore Romagnoli, qui, infatti, “lavoravano” i 4 parcheggiatori abusivi sotto processo per l’intimidazione all’ex sindaco di Siracusa, Giancarlo Garozzo, la cui auto venne data alle fiamme nel novembre del 2017. Secondo la Procura di Siracusa ed i carabinieri del Nucleo investigativo, si sarebbe trattato di un avvertimento dopo il pugno duro impresso dall’ex primo cittadino e dall’allora assessore alla Viabilità, Salvatore Piccione, contro il parcheggio abusivo. Il procedimento giudiziario per uno dei 4 imputati si è concluso con una condanna in primo grado, nel processo con il rito abbreviato, per gli altri 3 si attende la sentenza, anch’essa in primo grado.

 

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