Il reparto di Pediatria dell’ospedale Umberto I di Siracusa è tra le eccellenze della sanità in Sicilia. Negli anni si è consolidata una “scuola” che ha formato dei giovani medici poi diventati degli stimati professionisti, affermatisi in campo regionale e nazionale.

Chi era il professor Bellomo

A creare questa scuola è stato il professor Gaetano Bellomo, scomparso il 19 aprile del 2016, che, per trent’anni, dal 1962 al 1992, è stato primario di Pediatria all’ospedale Umberto I.

Nato a Salerno nel 1926, si è laureò a Messina nel 1950, si specializzò nel 1952 a Roma per poi perfezionarsi a Copenaghen. A Messina fu assistente della cattedra di Pediatria a partire dal 1956. A soli 32 anni conseguì la libera docenza in Pediatria alla quale, due anni dopo, aggiunse quella in Puericultura: risultati ottenuti grazie anche alle sue pubblicazioni, circa cento in tutto il percorso professionale, che gli consentirono, nel 1962, di vincere il concorso per primario all’ospedale Umberto I di Siracusa

Il ricordo dei colleghi

Nel giorno dei suoi funerali, un altro pediatra, Antonio Rotondo, ex senatore, ricordò i meriti scientifici e i preziosi risultati conseguiti dal professor Bellomo. Prima del 1962,  “a Siracusa i bambini venivano ricoverati in ambienti ospedalieri annessi alla Medicina Generale, erano cioè delle Sezioni che godevano di una certa autonomia, ma sempre dipendenti dal Reparto principale.

“Intitolargli il reparto di Pediatria”, lettera all’Asp

In tanti, nella comunità medica, riconoscono il valore del lavoro svolto dal professor Bellomo, e da tempo si parla dell’opportunità di intitolare il reparto proprio al padre della Pediatria a Siracusa. La famiglia, in particolare la figlia del medico scomparso, Mariagabriella Bellomo,  ha scritto una lettera al commissario straordinario dell’Asp di Siracusa, Lucio Ficarra, per sensibilizzarlo su questa proposta.

“A questa struttura, dove per un periodo fu anche direttore sanitario, egli decise di dedicare tutto il suo impegno professionale rinunciando per sempre a un ambulatorio privato” scrive la figlia del medico.

“Il professore Bellomo può essere definito il padre della Pediatria ospedaliera a Siracusa. Non sono io a dirlo ma è quanto ha affermato – precisa la figlia del medico – l’attuale primario dell’Unità operativa di Pediatria, dottor Antonio Rotondo, in occasione del suo ricordo letto in chiesa durante i funerali”.

“Mio padre è stato molto benvoluto dalla comunità siracusana, unanime – si legge nella lettera di Mariagabriella Bellomo – nello stimarlo per le sue qualità di medico e di uomo, doti che – sono sicura – anche Lei avrebbe apprezzato, se avesse avuto modo di conoscerlo, e che non possono essere adeguatamente descritte in poche righe. Sono buoni testimoni, però, i medici e il personale sanitario che lo hanno conosciuto, i pediatri cresciuti professionalmente nel reparto da lui diretto, quattro dei quali, grazie anche ai suoi insegnamenti, hanno raggiunto posti di responsabilità nella sanità siracusana: i dottori Nicastro, Burlò, Rotondo e Mangiagli”.

I risultati ottenuti all’Umberto I

Tra i risultati ottenuti dal professor Bellomo, c’è la nascita nel 1974 del Centro immaturi, “una struttura in cui si interveniva sul nato pretermine e sul neonato patologico, una UTIN ante litteram. Col centro Immaturi si cambia la sorte, spesso già segnata, di molti neonati” ha ricordato Antonio Rotondo. Inoltre, nel 1984 creò il Servizio di Talessemia presso la Divisione di Pediatria, avviando, in quel periodo, terapie e procedure innovative per Siracusa.

L’impegno nel volontariato

Come ricordato dalla famiglia, il professor Bellomo ha anche avuto un ruolo importante nel mondo del volontariato. Fu promotore e consulente sanitario a titolo gratuito dell’associazione genitori bambini Down e dell’Associazione microcitemici ed emopatici (oggi Fasted Siracusa) nel cui sito Internet, “con parole commoventi, gli riconoscono il ruolo fondamentale avuto nella lotta alla talassemia, oggi praticamente debellata nella nostra provincia” scrive la figlia del medico. Ed ancora, fu a lungo componente del Comitato provinciale Unicef e di quello della Croce rossa italiana, della quale fu anche responsabile sanitario del Gruppo donatori sangue.