“Se non si risolve il problema del depuratore Ias il Petrolchimico di Siracusa è destinato alla chiusura nel volgere di poche settimane. A quel punto, si aprirebbero le procedure per la Cassa integrazione con conseguenze drammatiche per il futuro di migliaia di lavoratori della zona industriale”.
Lo afferma il deputato regionale della Lega, Giovanni Cafeo, che ritiene ormai sia agli sgoccioli il futuro del Petrolchimico, a causa del sequestro del depuratore Ias che raccogli i reflui industriali proveniente dagli stabilimenti”
Le tappe della crisi
“Di recente, il direttore del Territorio ed Ambiente della Regione – spiega Cafeo – ha deciso di non concedere una procedura in deroga per il conferimento dei reflui industriali nelle vasche del depuratore Ias e nei prossimi giorni,
quando la Regione siciliana rilascerà l’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale, saranno inserite delle nuove prescrizioni che si aggiungeranno alle altre non ancora adottate. Questo vorrà dire che ci vorranno
tra i 3 ed i 4 anni perché vengano ottemperate quando, invece, siamo con le ore contate e con il rischio
evidente di un tracollo della zona industriale. Se ancora non è chiaro, per le aziende del Petrolchimico non
avere la possibilità di conferire i reflui equivarrebbe a chiudere gli impianti ma il paradosso è che per
fermare uno stabilimento sono necessario gli scarichi”.
L’affondo a Musumeci
Per il parlamentare regionale della Lega, tra i maggiori responsabili di questa situazione è il presidente della Regione, Nello Musumeci, tenuto conto che il depuratore è di proprietà della Regione.
“Il depuratore è di proprietà della Regione – prosegue il deputato regionale della Lega– ma il suo presidente, che riveste anche il ruolo di coordinatore dei prefetti, non ha mosso un dito per risolvere il nodo dell’Ias e di conseguenza della zona industriale siracusana. E’ necessario da un lato un’assunzione di responsabilità e dall’altro un intervento risolutivo da parte del massimo responsabile del Governo dell’Isola”.
No ad area di crisi industriale
“La richiesta dell’istituzione dell’area di crisi industriale è servita per porre il tema delle difficoltà che sta attraversando il Petrolchimico – continua ancora Cafeo, a proposito della risposta data dal Ministro
Giorgetti durante l’ultimo Question Time alla Camera – che non ci fossero le condizioni per fare rientrare
la zona industriale negli aiuti lo si sapeva, perché, purtroppo, la norma è estremamente datata. Del resto,
la stessa legge che regola l’area di crisi industriale non tiene conto dell’attuale scenario internazionale,
legato ad una crisi energetica senza precedenti, i cui effetti si sentono già nel mondo produttivo. D’altra parte, quello dell’energia non è un problema che interessa solo la zona industriale siracusana ma l’intera
economia mondiale. “
Il vertice a Roma
“In merito alla vicenda Lukoil – prosegue Giovanni Cafeo – sappiamo, come sostenuto dal ministro del
Mise Giancarlo Giorgetti, che è all’attenzione del Governo nazionale. Avevamo chiesto al segretario
regionale di Prima l’Italia, Nino Minardo, di organizzare un incontro con il ministro Giorgetti a cui avrebbero
dovuto partecipare anche i rappresentanti delle imprese del Petrolchimico, che non ci saranno.
“Tuttavia, auspico un loro coinvolgimento al più presto. In ogni caso è mia intenzione esserci perché, da un lato c’è un partito da costruire e dall’altro, da rappresentante del territorio ho l’opportunità di contribuire alla
comprensione della complessità della situazione. Sarà anche una occasione per comprendere quale siano le
vere intenzioni del Governo sulla zona industriale. La sensazione – continua Cafeo – che il territorio si senta
distante dalle priorità del Governo è palpabile, basta ricordare le parole del presidente di Confindustria
Siracusa, Diego Bivona, il quale, in merito all’istituzione di un tavolo interministeriale per la crisi del
Petrolchimico, ha detto che non occorre certo una norma per istituire un tavolo”.
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