Hanno deciso di scioperare i lavoratori metalmeccanici del Petrolchimico di Siracusa. Una manifestazione, organizzata da Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil per protestare sul futuro incerto della zona industriale. Evidentemente, i sindacati sono scettici sul cambio di proprietà delle due raffinerie Isab, passate dal gruppo Lukoil al fondo cipriota Goi Energy.

“Mancano piani industriali”

“I metalmeccanici con questo sciopero, che ha raggiunto – dicono i tre sindacati – percentuali vicino al 90%, hanno tracciando la via da percorrere per difendere il lavoro, l’occupazione e il futuro del petrolchimico. Ha dato voce ai lavoratori metalmeccanici, per denunciare l’assenza di politiche industriali, per chiedere un piano strategico sulla transizione, per fermare la pratica degli appalti al massimo ribasso che genera dumping contrattuale, per fermare la precarietà e il ricatto delle aziende e per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro”.

I rischi della Transizione energetica

La Goi Energy ha annunciato, nelle ore della sottoscrizione dell’accordo per la compravendita delle raffinerie, un piano per la Transizione energetica. Un cambio di passo che, come ammesso da Confindustria Siracusa e dal segretario della Cgil Siracusa, Roberto Alosi in una puntata della trasmissione Sulle strade di Siracusa, avrà delle ripercussioni in termini produttivi ed occupazionali. Del resto, la modifica del lavoro, come accade sempre quando accadono nelle svolte epocali, come Internet tanto per fare un esempio, comporterà un rivoluzione che avrà conseguenze sull’aspetto occupazionale.

I timori dei sindacati metalmeccanici

“La transizione energetica – spiegano i sindacati – rischia di produrre un pericoloso ridimensionamento industriale. In questo senso i metalmeccanici vogliono esercitare un ruolo da protagonisti per costruire una rete tra le varie filiere produttive affinché il processo della transizione diventi un’opportunità di crescita generale del paese. Oggi non è più tempo il tempo delle parole o si esce dall’opacità e si agisce, oppure il Petrolchimico di Priolo rischia di pagare un prezzo altissimo in termini di occupazione e deindustrializzazione, che i metalmeccanici non sono disposti a pagare”