• Sbarchi senza fine sulle coste dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo
  • Tantissimi i migranti che arrivano a Lampedusa, Augusta e Pozzallo
  • In sei mesi quasi 20mila persone sbarcate in Italia
  • Come l’Europa sta gestendo l’emergenza

La questione degli sbarchi dei migranti sulle coste dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo sembra non interessare al resto degli Stati dell’UE.
Il porto siciliano di Augusta ha accolto i 572 migranti salvati al largo della Libia dalla nave Ocean Viking, gestita dalla ong Sos Mediterranèe, così come aveva accolto i 410, rifiutati da Malta, che erano a bordo della Geo Barents, nave di Medici Senza Frontiere. A Pozzallo sono arrivate altre 140 persone salvate dalla Guardia costiera italiana in trasferimento da Lampedusa.
E l’Europa si comporta come Pilato, non fornendo aiuti né disposizioni per la ridistribuzione delle migliaia di persone che giungono quasi quotidianamente.

Le normative

La Dichiarazione Universale dei diritti umani (1948) stabilisce il diritto di ogni individuo di emigrare (art.13) e di cercare asilo (art.14) in qualunque paese. Il diritto di asilo è regolato sia a livello internazionale (Convenzione di Ginevra sullo statuto dei rifugiati del 1951), sia europeo (Trattato di Dublino del 1990, ultima modifica del 2017), sia nazionale (in Italia, art.10 Costituzione e varie leggi).
La Convenzione europea dei diritti umani (1950) fa espresso divieto ad ogni forma di discriminazione indipendentemente dalla cittadinanza o provenienza; la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (2009) vieta le espulsioni collettive e l’estradizione quando esista il rischio di pena di morte, di tortura o di trattamenti inumani e degradanti. Sono, quindi, tutelati i diritti fondamentali dell’individuo ma non esiste una normativa internazionale unitaria sull’immigrazione.

Cosa accade negli Stati UE

L’aumento esponenziale dei flussi migratori di questi ultimi anni ha evidenziato i limiti del sistema europeo all’accoglienza. Contrariamente alle previsioni, le politiche di chiusura dei confini stabilite per la pandemia, non hanno avuto l’effetto di bloccare gli sbarchi, ma piuttosto, hanno fornito l’alibi per non ridistribuire i migranti negli Stati dell’UE non geograficamente coinvolti.
I dati ufficiali del Ministero dell’Interno registrano quasi 20.000 persone sbarcate in Italia da gennaio a giugno 2021, provenienti dalla Tunisia o dal Bangladesh (ma anche da Costa d’Avorio, Eritrea, Guinea, Egitto, Sudan, Marocco, Mali, Algeria) ed accolte a Lampedusa, Pozzallo o Messina. Circa 10.000 gli sbarchi in Spagna, 3.000 in Grecia, 1.000 a Cipro, 150 a Malta.
Tutti i paesi esposti agli arrivi dei migranti stanno adottando la strategia di fermare le partenze tramite i controlli alle frontiere e perciò sono decisivi i rapporti con Turchia, Libia, Tunisia e Marocco, perché i migranti vengono ‘usati’ come arma di ricatto politico. Palese il caso della Spagna, criticata per aver respinto a Ceuta l’arrivo di circa 8.000 migranti, giunti in seguito al mancato controllo delle frontiere da parte delle autorità marocchine, quale ritorsione per aver accolto in territorio spagnolo Brahim Ghali (leader del Fronte Polisario, movimento indipendentista del Sahara occidentale e nemico del re del Marocco, Mohamed VI).
Altro ricatto era stato esercitato a inizio 2020 dalla Turchia quando aveva allentato i controlli alle frontiere con la Grecia consentendo l’ingresso di migliaia di persone, poi bloccato in cambio di investimenti finanziari europei. Simile problematica vede l’Italia coinvolta in trattative con la Libia e la Tunisia, anche se viene negata l’esistenza di accordi economici per impedire le partenze verso il nostro territorio.
La Danimarca ha approvato una legge che consente di aprire, in paesi extraeuropei, centri danesi per la gestione delle domande di asilo nel suo territorio. L’Italia ripropone il ‘sistema Malta bis’ (già adottato ma rivelatosi fallimentare perché ha permesso di ricollocare solo il 2% dei migranti, mentre il restante 98% è rimasto nel nostro Paese), consistente in una temporanea e volontaria accoglienza dei migranti da parte degli Stati dell’UE, ma le risposte sono tutte negative. La Germania e la Francia, pur accettando, hanno stretto un patto che prevede il rientro dei migranti nel paese di prima accoglienza. I parlamentari europei tedeschi Mathias Middelberg e Lena Dupont propongono la creazione di un maggior numero di centri per l’accoglienza solo nei Paesi Med5 (Italia, Spagna, Grecia, Malta, Cipro) per impedire gli spostamenti verso il resto d’Europa. L’Austria dichiara che sarebbe meglio aiutare direttamente i paesi africani a bloccare le partenze. Non si è visto alcun intervento per migliorare le condizioni disumane dei migranti nei centri UE in Grecia.

Tanto lavoro da fare per una gestione migliore

Ferma restando la sovranità nazionale di ciascuno Stato nella politica migratoria, bisogna trovare il giusto bilanciamento tra accoglienza e sicurezza, armonizzare gli ordinamenti europei, creare standard condivisi sulle condizioni di ricezione dei migranti, aumentare la cooperazione internazionale, contrastare la tratta di esseri umani, gestire le frontiere, adottare politiche basate sui principi di solidarietà ed equa ripartizione delle responsabilità tra tutti gli Stati membri. L’unica norma che non dovrebbe mai essere violata è la ‘legge del mare’, che impone l’obbligo di garantire nel modo più sollecito il soccorso e lo sbarco in un luogo sicuro di chi si trovi in mare in situazione di pericolo.

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