Altri due telefonini sono stati scovati dalla Polizia penitenziaria nel carcere di Augusta. Si tratta di uno smartphone e di un cellulare che sarebbero stati nella disponibilità di qualche detenuto ma, per il momento, non ci sono elementi per individuare i destinatari di questi “regali”.

La Procura di Siracusa ha aperto un’inchiesta per svelare in che modo i dispositivi sono entrati, per questo motivo saranno osservati i filmati delle telecamere di sicurezza del penitenziario ma sono stati già avviati i controlli sui telefonini per verificare il traffico telefonico ed i messaggi nella chat.

“Ormai non fa più quasi notizia – commenta in modo amaro il dirigente nazionale del Sippe, Sebastiano Bongiovanni –  il ritrovamento di cellulari in carcere. C’è, però, una ragione a questo fenomeno e dipende, a mio avviso, dalla circostanza che non vi sono pene severe per i detenuti scovati con i dispositivi. Insomma, sotto questo punto di vista rischiano poco o nulla. Occorre un cambio di passo, cioè modificare la normativa in modo da disincentivare quel che sta diventando ormai una prassi”.

Appena qualche giorno fa, gli stessi agenti di Polizia penitenziaria hanno scoperto che nello stesso penitenziario di Augusta, c’erano quattro telefonini e diverse dosi di droga. I destinatari sarebbero ancora una volta i detenuti del carcere del Siracusano ma adesso i magistrati della Procura stanno verificando se esiste una regia dietro queste “spedizioni”.

Un micro telefono cellulare è stato scoperto, nei giorni scorsi, dalla polizia penitenziaria di Agrigento in una cella del reparto ‘alta sicurezza’ della casa circondariale ‘Pasquale Di Lorenzo’.

Il telefonino, completo di sim card e di carica batterie, era stato nascosto da un detenuto in carcere per mafia.
La scoperta è stata fatta durante una perquisizione della cella. Le indagini della penitenziaria sono, adesso,
indirizzate a ricostruire i contatti telefonici del detenuto e su come il cellulare sia arrivato all’interno del carcere.

 

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