Un soccorritore della Seus 118 è stato aggredito ieri sera ad Avola da familiari di una paziente. Colpito ripetutamente con calci e pugni ha riportato ferite in particolar modo al volto e a una spalla. Al termine di una visita al pronto soccorso gli è stata certificata una prognosi di 7 giorni. Contro gli aggressori sarà inoltrata denuncia.
La denuncia del presidente della Seus
Riccardo Castro, presidente della Seus, sottolinea: “Per l’ennesima volta i nostri operatori sono aggrediti mentre compiono il proprio dovere. Un fenomeno vergognoso, contro il quale come già annunciato nei mesi scorsi doteremo al più presto i nostri equipaggi del 118 di apposite bodycam come deterrente. In sinergia con l’assessorato regionale alla Salute abbiamo pure chiesto ad Asp, ospedali e Policlinici- limitatamente alle proprie competenze- di inserire i nostri soccorritori negli interventi previsti dalle linee guida emanate dal Dasoe per la prevenzione degli atti di violenza e delle aggressioni verbali e/o fisiche agli operatori. La Seus si costituirà parte civile nei processi contro gli autori delle aggressioni, ha avviato campagne di sensibilizzazione e sta predisponendo un sostegno psicologico. Siamo orgogliosi e concretamente al fianco dei nostri “angeli del soccorso”, i quali con notevole professionalità e spirito di sacrificio salvano centinaia di vite”
La Fials Siracusa
Non possiamo permettere che chi è chiamato a salvare vite venga messo in pericolo, compromettendo così il diritto alla salute e alla sicurezza di tutti i cittadini”. Lo scrive in una nota la segreteria provinciale della Fials di Siracusa che esprime la “massima solidarietà e vicinanza ai colleghi della Seus 118 che, la sera del 17 settembre, sono stati vittime di un’aggressione vile e ingiustificata durante un intervento di soccorso ad Avola. Episodi di questo genere, oltre a rappresentare una grave violazione dei diritti degli operatori sanitari, costituiscono un serio pericolo per la sicurezza di chi ogni giorno svolge un lavoro cruciale per la collettività. È doveroso ricordare che il contrasto agli atti di violenza nei confronti degli operatori sanitari è stato recentemente rafforzato con il decreto legge 34/2023, che prevede pene più severe per chi commette tali reati. Tuttavia, le misure legislative, seppur fondamentali, non sono sufficienti senza un’effettiva applicazione e un’attenta vigilanza da parte delle Istituzioni. Auspichiamo che episodi come quello accaduto ad Avola siano affrontati con la massima determinazione”.
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